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Rizzoli: “Arbitri pronti alle interviste post partita. Bonucci? Vi spiego…”

"Un arbitro si trova a competere con 20-30 telecamere, è una competizione impari e non possiamo non essere screditati in alcune decisioni"

“Dall’anno prossimo penso che ci sarà una prima sperimentazione, con gli arbitri che potranno parlare nel dopo gara”: a dirlo è Nicola Rizzoli, considerato più o meno unanimemente il numero uno dei nostri arbitri e soprattutto il volto più adatto, forse, a ricordare questa novità imminente. Perché molti avrebbero voluto sentire la sua versione dei fatti, direttamente, dopo lo scontro verbale con Bonucci nel derby contro il Torino.
PAROLA AGLI… ARBITRI — Presto tutto questo sarà possibile, per cercare di aprire una nuova “finestra” di dialogo, sempre utile per limitare tensioni e nervosismo: “Penso che quel giorno arriverà presto – ha spiegato Rizzoli, confermando quanto già anticipato dal presidente dell’Aia, Marcello Nicchi – È nelle mire del nostro presidente e forse l’anno prossimo ci sarà una prima prova, magari solo per qualche partita, per cercare di avviare un dialogo post partita. Vediamo se ci sarà predisposizione ad ascoltarci, se questo avverrà con intelligenza magari si potrà davvero dare una svolta, anche se parlare dopo alcune partite delicate e dove la risonanza del tifo e mediatica è più forte diventa difficile”.
CASO BONUCCI — Poi un ritorno sul caso Bonucci: “Credo se ne sia parlato troppo, non è qualcosa che possa avermi demoralizzato o coinvolto più di tanto. E’ vero che l’arbitro non deve farsi avvicinare dai giocatori, ma non si possono costruire dei castelli in base a due fotografie. Se uno guarda i video credo che si renda conto che non c’è niente, nessun contatto – ha proseguito ai microfoni di `Radio Anch’Io Sport´ su Radio 1 Rai – Non vorrei se ne parlasse più di quanto ci fosse bisogno, sarebbe molto più semplice guardare un video anziché utilizzare una foto. L’episodio di ieri con Keita? E’ venuto a chiedermi spiegazioni, in uno stadio non si sente sempre bene. Bonucci è stato ammonito, lui mi ha chiesto una cosa in maniera civile, anche se è vero che bisogna mantenere la distanza e il rispetto dei ruoli”.
ECCO LA TECNOLOGIA — Bisognerà trovare il giusto equilibrio, allora. Tra parola e silenzio, disponibilità e… polso. Un po’ lo stesso percorso che si dovrà fare, anzi è già stato intrapreso, per la progressiva introduzione della tecnologia in questo calcio moderno: “Amo poco il termine moviola – ha spiegato Rizzoli -, il termine tecnologia è filosoficamente diverso come pensiero e va meglio. Un arbitro si trova a competere con 20-30 telecamere, è una competizione impari e non possiamo non essere screditati in alcune decisioni, quindi è giusto fare qualche passo verso questa direzione. Se questa moviola sarà utilizzata in maniera intelligente e se non verrà snaturato il gioco sarà utile, ma se ci deve essere un minuto o più di sospensione per vedere le immagini il calcio verrebbe snaturato. Bisognerà utilizzare la tecnologia con intelligenza, in casi particolari e critici, dove in pochi secondi le immagini possono chiarire tutto. È importante l’oggettività, non la soggettività, l’obiettivo è stabilire in poco tempo la verità del campo, se si va a snaturare il gioco del calcio allora diventa un problema”. Al centro di tutto il calcio, insomma. Il gioco, che deve essere sempre più rispettato, anche attraverso gli aiuti che le nuove tecnologie e la modernità possono offrire. L’Italia finalmente, sembra pronta per questo passo storico: “E’ un fatto molto positivo che la Federcalcio si sia proposta per sperimentare il sistema VAR (Video Assistant Referees), il nostro campionato sarà molto probatorio in questo senso viste le tante pressioni che ci sono in Italia”.
Fonte: Gazzetta dello Sport
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