Un po’ per scelta, ma pure e soprattutto perché fisiologicamente tutto passa, e si chiude un’epoca. Senza rancori. Anzi. Con gratitudine, riconoscenza reciproca e consapevolezza che insieme s’è fatto tanto. Però doveva finire. Le strategie di mercato, di società e giocatori, sono la certificazione del tempo che passa, dei cicli che si rinnovano. Quelli ch’erano di Mazzarri, i fedelissimi, e che tutto hanno dato anche a Benitez, sono in partenza. Cinque gli addii annunciati e l’esigenza di trovare per tutti la soluzione migliore. Economica, tecnica e personale. I bagagli sono già pronti, qualcuno ha pure fatto il trasloco. E da un po’. Si gioca d’anticipo per godersi le vacanze e ricominciare altrove. Maggio continuerà a correre, ma altrove. Sei anni a tutta sulla fascia e una cifra simbolica, che andando via si ripete. Il due periodico di Maggio. Il 2 tipico del terzino destro; 222 le presenze; 22 i gol fatti. Fiato, potenza, eppure il garbo dell’inchino per esultare. Niente mondiali. L’estate gli servirà per riposare e cercarsi la squadra. La Lazio un sussurro tra tante voci. La stima di Mazzarri fa piacere più che mercato. Vorrebbe avvicinarsi quanto più possibile a casa. Christian Maggio il veneto di Montecchio Maggiore: la cartina geografica e la mappa della serie A possono tirare fuori altre opzioni.
Questione di distanze. Behrami ha contato i chilometri: trenta precisi da Lugano ad Appiano Gentile. Napoli e Inter sono però più lontane. Ognuno cerca la sua. Di strada. Britos si
guarda intorno, anche all’estero: in tre anni, non è riuscito a convincere pienamente, eppure il Napoli ci ha creduto, ha investito eccome, ma non sempre si riesce ad ottenere ciò che vuole, a essere quel che si è. E Britos è scivolato dietro alla scala delle preferenze di Benitez, ha scoperto che Fernandez l’ha sorpassato nel gradimento. Parte la cosiddetta vecchia guardia, quella che ha militanza consolidata, che ha dato e ricevuto: c’è pure Dzemaili nel listone, lui al fianco di Pandev: e alla fine, quel che resta del passato, per ora, sono Hamsik e Inler; a gennaio era partito Cannavaro, destinazione Sassuolo, fu un segnale che qualcosa stava cambiando: non solo il modulo, il sistema, ma il Napoli di Benitez, sempre più diverso da quello del predecessore.
guarda intorno, anche all’estero: in tre anni, non è riuscito a convincere pienamente, eppure il Napoli ci ha creduto, ha investito eccome, ma non sempre si riesce ad ottenere ciò che vuole, a essere quel che si è. E Britos è scivolato dietro alla scala delle preferenze di Benitez, ha scoperto che Fernandez l’ha sorpassato nel gradimento. Parte la cosiddetta vecchia guardia, quella che ha militanza consolidata, che ha dato e ricevuto: c’è pure Dzemaili nel listone, lui al fianco di Pandev: e alla fine, quel che resta del passato, per ora, sono Hamsik e Inler; a gennaio era partito Cannavaro, destinazione Sassuolo, fu un segnale che qualcosa stava cambiando: non solo il modulo, il sistema, ma il Napoli di Benitez, sempre più diverso da quello del predecessore.
Fonte: Corriere dello Sport
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