Schede elettorali distrutte per protestare contro la vecchia, «odiata» tessera del tifoso. Erano almeno in quattrocento, gli ultrà del Napoli che ieri sera hanno inscenato in piazza del Plebiscito una manifestazione non autorizzata dalla Questura. Momenti di tensione, con esplosione di petardi, slogan urlati a squarciagola e un faccia a faccia finale con le forze dell’ordine, che fortunatamente non è sfociato in alcun incidente.
Ma è una serata da raccontare, quella dei tifosi organizzati napoletani che aderiscono al manifesto nazionale degli ultrà italiani che non hanno mai digerito la decisione presa, qualche anno fa, dall’ex ministro dell’Interno Roberto Maroni e dal governo Berlusconi sulla tessera del tifoso, senza la quale non si ha diritto a partecipare alle trasferte della squadra del cuore. La storia finirà comunque in Procura. Per i fatti di ieri sera (per il corteo che a tutti i costi i supporters targati “Curva A” volevano tenere, per l’esplosione di petardi e botti a pochi metri dall’ingresso della Prefettura, ma soprattutto per l’aver distrutto in massa i certificati elettorali) numerosi tifosi – già identificati dalla polizia – saranno oggetto dell’informativa che stamattina la Digos guidata dal primo dirigente Filippo Bonfiglio spedirà in Procura. Competente è la sezione Reati da stadio, creata tre anni fa dal procuratore aggiunto Giovanni Melillo. Saranno i magistrati inquirenti a decidere se ricorrano, nei comportamenti assunti dalle frange del tifo «duro e puro» napoletano, eventuali estremi di reato.
Ma ricapitoliamo. Sono da poco passate le 19 di ieri quando circa 400 ultrà hanno si radunano in piazza Dante. La loro intenzione è quella di percorrere le vie del centro e di raggiungere piazza del Plebiscito per dar sfogo ad una protesta pianificata. Da giorni un po’ ovunque, a Napoli, sono stati affissi manifesti che recitano: «Tu mi tesseri, io non ti voto». Ma in Questura nessuno ha mai richiesto l’autorizzazione – dovuta per legge – a tenere quel corteo. Scatta l’allarme. Piazza Dante, via Toledo e le zone circostanti il Plebiscito vengono presidiate da polizia e carabinieri in assetto antisommossa. Si temono provocazioni e incidenti. La situazione viene monitorata, minuto per minuto, dai vertici della Questura.
Davanti al «no» delle forze dell’ordine, i tifosi sembra vogliano disperdersi. Si scioglie l’assembramento in piazza Dante: ma è solo una manovra diversiva. Passa un quarto d’ora ed eccoli rimaterializzarsi davanti l’ingresso della Prefettura. Botti, urla e insulti alla Lega Nord e a Maroni. «Noi non votiamo»: e via a stracciare i certificati elettorali. In realtà, stando all’informativa della Questura, i documenti sono solo dei duplicati. Ma resta la valenza forte del gesto, e per questo ora si attendono le decisioni della Procura.
C’è fermento nella tifoseria organizzata azzurra. E ci sono anche delle ombre lunghe che sinistramente si allungano sul Calcio Napoli, come hanno dimostrato eventi recenti. A cominciare dall’aggressione vigliacca a Marek Hamsik: il centrocampista azzurro dopo la partita disputata dalla squadra di Mazzarri al San Paolo venne aggredito all’ingresso della tangenziale di Fuorigrotta, colpito alla tempia con il calcio di una pistola e derubato del prezioso orologio che indossava al polso sinistro. Quella che sulle prime sembrava l’ennesima rapina di balordi ha invece assunto i contorni di un episodio dietro il quale potrebbero nascondersi motivazioni a dir poco inquietanti. Lo spettro di un complotto ordito contro la squadra di calcio che combatte per lo scudetto in un appassionante testa a testa con la Juventus è una delle ipotesi non sottovalutate dai magistrati inquirenti. Speriamo non sia così. E speriamo che Napoli, il Napoli e la parte sana dei suoi appassionati riescano a cancellare episodi che riportano a un clima vissuto solo pochi anni fa, proprio quando il tifo organizzato ricattava la società, impegnata nella difficile risalita dalle serie inferiori alla massima divisione. In caso contrario, ci sarebbe davvero da preoccuparsi.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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