17 giugno 1970 andava in scena “La partita del secolo”. Cinquant’anni fa si giocava Italia Germania finita 4 a 3. Non è una gara come le altre perché racconta di un Paese in preda alla prima vera follia collettiva dopo la seconda guerra mondiale, emblema di due Nazioni che hanno da sempre un conto in sospeso. Quanti libri, film e pièce teatrali si sono ispirati a quella impresa che, tra l’altro come tutto il Mondiale Mexico ’70, significò anche l’arrivo della tv a colori e la prima diretta intercontinentale.
Insomma un pezzo della storia del calcio che si inserisce perfettamente nella storia di un intero Paese. Radio Kiss Kiss Italia ne ha parlato con Gianni Rivera, il Golden Boy che cambiò la sorte della partita.
Gianni Rivera, buongiorno e grazie di essere con noi
“Grazie a voi, buongiorno. Beh, ormai mi sono abituato in questo periodo. Giustamente…”.
E beh, ma cosa prova nel risentire o rivedere quello che lei ha combinato?
“Quando si vede qualcosa di bello che ricorda il passato è sempre una cosa positiva però ormai ci convivo con queste situazioni. Mi fa molto piacere, ovviamente però riesco a respirare lo stesso”.
Intanto sono passati 50 anni e questa è una partita che fa parte della storia del calcio ma dell’Italia, se vogliamo. Era un Paese che stava cambiando, tante le novità dal punto di vista sociale, sociologico, tecnologico per non parlare di quello calcistico.
“Sembrerebbe di sì. Oggi per un calciatore, un gol così non sarebbe possibile. Quasi mai decidono di andare avanti col calcio d’inizio e andare subito in gol per cominciare un tempo. La palla la danno indietro e cominciano a palleggiare dietro. Se fosse stato così ai nostri tempi non sarebbe stato possibile. Io infatti ho fatto il corso di allenatore di prima categoria e se dovesse succedere che qualcuno mi chiama, io li farei giocare così perché per quanto riguarda il modo di giocare si potrebbe tornare al passato, essere più aggressivi nel momento in cui la squadra avversaria è un pochino più debole, non quando si è organizzata”.
Questa è la filosofia che l’ha sempre contraddistinta ed è da qui che nacque il famoso dualismo e poi la staffetta con Mazzola.
“Il dualismo con Mazzola era naturale. Mazzola era capitano dell’Inter e io del Milan, quindi era chiaro che eravamo rivali però quando andavamo in Nazionale giocavamo sempre insieme. Ci siamo meravigliati, infatti prima noi due di quell’altalena. Sandro gioca il primo tempo, Gianni gioca il secondo senza sapere come andrà il primo. E’ una cosa assurda tecnicamente, tatticamente, non ha proprio senso però quando si intrufola la politica sportiva e forse neanche solo quella, è chiaro che i danni riesce a farli anche lì. Prima di quel Mondiale, io e Sandro avevamo sempre giocato insieme e dopo quel mondiale siamo tornati a giocare insieme per cui anche noi ci siamo meravigliati. E poi la cosa stranissima è che, essendoci alcuni giocatori un po’ stanchi, avevamo dato tanto durante tutto il Mondiale, col Brasile sapevo già che non avrei giocato il secondo tempo mentre Sandro, invece, è entrato alla fine del primo tempo, si stava togliendo le scarpe e l’allenatore gli ha detto ” no no, ritorni in campo tu”. Io sapevo che non avrei giocato. Poi mi ha fatto entrare negli ultimi minuti, forse per farmi fare una presenza in più in Nazionale, fare una presenza era molto importante allora. La Nazionale non giocava così tanto. Forse si è pentito, non lo so come è andata, ormai non lo sapremo mai perché l’allenatore non c’è più. Quindi, quei sei minuti sono stati inutili”.
Vabbè, parliamo della Selecao con Pelè.
“E mai poi stavano già vincendo 3 a 1. Pelè, scherzando, prima della partita disse “ma vince l’Italia” perché se non gioca Rivera figuratevi che forza ha”.
E’ vero, sono passati cinquant’anni, però quando ci ripensa prova ancora un po’ di amarezza?
“Quando si torna a parlare di quel periodo, è chiaro che torna a dispiacermi perché poi se c’era una squadra che avrei potuto affrontare senza nessun problema era proprio il Brasile perché non ha mai pensato di difendere un risultato, neanche quando vinceva. Il Brasile ha sempre giocato per fare un gol più degli altri e quindi era squadra ideale per me. Infatti, contro il Brasile una volta, contro il Santos un’altra prima con la Nazionale e poi col Milan abbiamo vinto. E questo vuol dire che conoscendo come giocano, puoi mettere in difficoltà e loro non soffrono, lasciano tre difensori e che s’arrangino quando devono difenderli perché tanto sanno che ne faranno uno in più”.
Italia – Germania è diventata la partita del secolo, è questo ormai è una certezza. Nel nostro immaginario collettivo c’è quella partita. Ma cos’ha di diverso rispetto a Italia Brasile dell’82. All’epoca i verdeoro rappresentavano, se vogliamo, la quintessenza del calcio?
“Intanto perché in Italia era piena notte e si giocavano i supplementari. Poi il fatto che l’Italia battesse i tedeschi, nei supplementari addirittura perché loro erano considerati fisicamente molto più determinati di noi, già questa era una ragione. E poi voleva dire andare in finale nella Coppa del Mondo, quindi tutta una serie di cose che ha fatto scendere in piazza gli italiani a festeggiare. Per la prima volta abbiamo vinto a destra, a sinistra, al centro e altro, erano tutti insieme che festeggiavano. Però, purtroppo, è durata solo quella notte”.
L’Italia stava per entrare in un periodo delicato, non avremmo più rivisto tante forze politiche diverse tutte insieme allora.
“Neanche oggi…”.
Questa sera, intanto, si giocherà un’altra finale, quella della Coppa Italia tra Juventus e Napoli. Cosa ne pensa?
“Beh, c’erano quattro possibilità in questo ritorno. Sono state giocate le semifinali quattro giorni fa e poteva capitare che c’andavano il Milan e l’Inter. Viste le partite poteva succedere anche questo però chi vince merita sempre, non ci sono discussioni da fare. Stasera speriamo di vedere un’altra bella partita anche se in questo periodo ci vuole un po’ di tempo per capire in che condizione sono i giocatori visto che devono fare un match ogni tre giorni e devono essere in grado di fare cose significative. Però, bisognava riprendere e per fortuna siamo riusciti a riprendere. Adesso speriamo che vada sempre meglio. E poi stasera vinca il migliore. Quando lo dicevano a Rocco quando allenava, lui rispondeva ” Speremo de no”.
Ma lei oggi chiamerà Sandro Mazzola?
“Ma noi ci siamo già sentiti in altre occasioni, ci siamo visti in qualche circostanza a cui ci invitavano insieme. Io e Sandro non abbiamo mai avuto nessun problema personale. Eravamo rivali questo sì. Era capitano dell’Inter, io del Milan ma quando andavano in Nazionale giocavamo sempre insieme. Quella staffetta del Messico non l’ha capito nessuno. Soprattutto noi due”.
Condividi:
- Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per condividere su Ok Notizie (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per inviare un link a un amico via e-mail (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pinterest (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pocket (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Tumblr (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra)
- Altro