I veleni, le tensione e sospetti di Napoli-Juventus non finiscono mai. Anche volendo dimenticare, la partita di Pechino sembra sempre dietro l’angolo. E se non lo fanno espressamente bianconeri e azzurri a riportare alla luce i rancori di una gara che nessuno ha ancora dimenticato, ci pensa la Procura federale a farlo: esattamente due mesi dopo la finale di Supercoppa, scatta il deferimento per Aurelio De Laurentiis e il Napoli per responsabilità diretta.
Deferimenti a pioggia, tutti in una giornata: quella di ieri. Per aver ordinato di non ritirare le medaglie sul podio nel «Nido d’Uccello» e per aver detto tutto quello che pensava sull’arbitraggio di Mazzoleni, sulla decisione di espellere Pandev e così via dicendo. Queste, per inciso, le motivazioni: «Per aver dato disposizione di non far partecipare la propria squadra alla cerimonia di premiazione della Supercoppa e per aver espresso pubblicamente rilievi atti a ledere il prestigio del direttore di gara».
È finita? Macché: perché Stefano Palazzi, con la tempestività che poco contraddistingue la Procura federale di questi anni, ha deferito il presidente azzurro alla Commissione disciplinare anche per un altro episodio, quello che quasi più nessuno ricordava, del 4 luglio scorso, quando il numero uno del Napoli, all’ingresso nella sede della Lega Calcio, rispose ai giornalisti che alla riunione gli chiedevano notizie sul rinnovo del contratto di Cavani, accusandoli di essere cafoni e di pensare solo ai soldi.
A metà settembre il patron azzurro era stato interrogato (verbale secretato) da Palazzi sulla vicenda-Supercoppa. Ieri la decisione di mandarlo a giudizio che sorprende Mattia Grassani, legale del Napoli: «Sono deferimenti del tutto inattesi, De Laurentiis era stato già ascoltato due volte dalla Procura federale, come società ci aspettavamo l’archiviazione. Posso già tranquillizzare i tifosi: le conseguenze, in caso di condanna, saranno lievi sia per il presidente che per la società».
Napoli-Juventus sembra davvero essere entrata nel vivo: la finale di Supercoppa, ha portato con sé scintille e rancori per lo sviluppo della partita che fece nascere aspre polemiche per la tripla espulsione di Pandev, di Zuniga e dell’allenatore Mazzarri. Che poi, puntualmente, sono stati squalificati. Con l’aggiunta di Dossena.
Il procuratore federale ha deferito De Laurentiis anche per l’episodio milanese, avvenuto più di tre mesi fa, cioè «per avere proferito espressioni offensive nei confronti dei giornalisti presenti e minacciose nei confronti di un altro cronista». Quel giorno il patron ha replicato a muso duro a una domanda sul rinnovo del contratto di Cavani.
Il deferimento di Palazzi, ovvio, non sorprende: la scelta, in polemica con l’arbitraggio di Mazzoleni, di disertare la premiazione è stato infatti un atteggiamento senza precedenti. Per giunta in casa d’altri (con i cinesi che non badano a spese quando organizzano gare di questo tipo) ed era ovvio che non potesse passare sotto silenzio. Palazzi ha anche deferito Antonio Conte, e la Juve per responsabilità oggettiva, perché il tecnico campione d’Italia, 24 ore dopo la condanna a 10 mesi di squalifica (poi ridotta a 4 dal Tnas) per omessa denuncia in Albinoleffe-Siena a Vinovo aveva urlato tutta la sua rabbia contro la giustizia sportiva (tra l’altro: «Carobbio? No, Pippo, perché con la Procura è pappa e ciccia»). Motivazione: «Ha adombrato dubbi sulla imparzialità delle decisioni rese e sull’operato della Procura Federale». Ora arriva il deferimento. Per non scontentare nessuno. O per scontentare tutti.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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