Alla Juve l’hanno accantonata, che non significa ritirata, in omaggio al distacco da Del Piero. Al Napoli invece a un certo punto non se la sono sentita di darla più a nessuno, dopo che anche Sosa l’ha indossata per una stagione. Allo Juventus Stadium ci saranno due fantasmi: le maglie numero 10. Rino Marchesi, 74 anni, ha allenato il primo Napoli di Maradona e l’ultima Juventus di Platini: «I numeri 10 di una volta non ci sono più. Ma non per questo la sfida di questa sera sarà meno avvincente, perché penso che campioni come Hamsik, Cavani, Pirlo, Giovinco e Insigne possono regalare momenti di grande calcio».
Marchesi, si sbilanci: chi vince?
«Non c’è nessuna favorita, penso che sarà una gara molto equilibrata dove come spesso succede nel calcio d’oggi sarà determinante un episodio».
L’uomo del match?
«Hamsik può essere decisivo perché con i suoi inserimenti riesce a mandare in crisi qualsiasi difesa. Tra i bianconeri penso all’asse Marchisio-Vidal, sostenuto dalle qualità e dal talento di Pirlo».
L’eventuale assenza di Buffon?
«Storari è un portiere esperto per cui non credo che la Juve avrebbe grossi problemi».
Inciderà il lungo viaggio di Cavani?
«Ma no… È una gara così importante che la stanchezza la metti da parte, quasi la cancelli con l’adrenalina della gara»
Lei ha allenato Maradona a Napoli e Platini alla Juve.
«Il primo Maradona e l’ultimo Platini».
Bene. Com’era Maradona?
«Anche in allenamento ti faceva venire i brividi. E lavorava più degli altri. L’anno in cui l’ho avuto io lo dovevi cacciare dal campo».
E Platini?
«Era tornato dal Mondiale del Messico con la pubalgia, tanto che quell’anno arrivammo secondi ma lui segnò davvero poco. Si vedeva che avrebbe voluto impegnarsi ma non ce la faceva più. E infatti si ritirò».
Meno male, in quella stagione il Napoli vinse lo scudetto.
«Lo so bene. Credo che per loro fu decisiva quel successo al Comunale per 3-1. Noi eravamo un po’ stanchi perché contro il Real Madrid avevamo perso ai rigori e il morale non era altissimo. Ma il Napoli quell’anno era davvero il più forte di tutti».
Il Napoli può lottare per il titolo?
«Sì, è una squadra matura, con grande personalità. Quello che conta è che continui a credere nello scudetto anche se dovesse perdere».
Lei poteva vincerlo nell’81 col Napoli. Proprio la Juve rovinò tutto?
«Un anno incredibile, la città era a pezzi per il terremoto: noi perdemmo al San Paolo lo scontro diretto con i bianconeri ma avevamo rovinato tutto con il Perugia, già retrocesso».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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