L’Assemblea della Lega di Serie A riunita ieri a Milano ha approvato la riforma del campionato Primavera. Si tratta in realtà di una bella retromarcia tornando alla proposta originaria, quella bocciata dalla maggioranza nella prima votazione. Ieri invece il quorum è stato raggiunto (15 voti favorevoli, ne servivano 14) e la riforma – che passerà in Consiglio federale – vedrà la luce nella stagione 2017-18. Bologna (che aveva presentato una sua proposta), Palermo e Sassuolo hanno votato contro, Chievo e Crotone invece si sono astenuti.
PRIMAVERA 1 — La stagione 2016-17 sarà prodromica per la formazione del nuovo girone a 16 squadre della Primavera 1. I gironi resteranno 3 da 14 squadre ciascuno, ma non verranno suddivisi attraverso il criterio geografico bensì attraverso il ranking degli ultimi 5 anni. Esempio pratico: la numero 1 nel girone A, la numero 2 nel girone B, la numero 3 nel girone C, la numero 4 nel girone A, la numero 5 nel girone B, la numero 6 nel girone C e così via. L’obiettivo sarà quello di creare gironi più equilibrati e qualitativi. Al termine della stagione 2016-17 si avranno i 16 club qualificati alla prima edizione della Primavera 1. Ne faranno parte i primi 4 club dei tre gironi nella stagione regolare e i primi 4 del ranking. Tutte e 16 le squadre dovranno essere di Serie A (per questo è stato determinante l’appoggio della B che ha spinto affinché il progetto partisse, anche senza di loro inizialmente).
PRIMAVERA 2 — La Primavera 2 invece sarà formata da due gironi da 13 squadre ciascuna. Resisterà la fase finale per l’assegnazione dello scudetto (più probabile una Final 4) e verranno introdotte promozioni e retrocessioni per garantire uno scambio continuo tra Primavera 1 e 2.
SALI&SCENDI — Ogni stagione si scambieranno 3 formazioni (compatibilmente con la prima squadra che, se retrocederà tra i grandi in Lega Pro, farà sparire anche la versione Primavera) attraverso promozioni e retrocessioni dirette (2) o playoff e playout (una ciascuna). La nascita della nuova Primavera ha visto il confronto di diverse filosofie. Tra chi avrebbe preferito eliminare le retrocessioni per non forzare gli allenatori a dare più importanza al risultato che alla crescita dei ragazzi e chi ha puntato sulla competitività del nuovo formato in maniera da rendere più interessante il prodotto anche a livello mediatico.
Fonte: Matteo Brega per gazzetta.it
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