Non chiamatelo entusiasmo, chiamatela organizzazione. Non chiamatela sorpresa , chiamatela continuità. Non chiamatelo campionato mediocre, chiamatelo torneo dove i soldi e gli investimenti non fanno da spartiacque.
Prefisso 081 : risposta assicurata con voce gonfia di gioia pronta a dirvi che è qui la festa, e come nelle migliori feste i fuochi d’artificio si fanno attendere solo alla fine. Il fiato è sospeso , è quello di un popolo che ha imparato a pensare in piccolo dalla società. Una società d’altro canto che ha imparato dal popolo a pensare in grande. Guardare in piccolo e pensare in grande : non chiamatelo sogno , chiamatela pure realtà.
La finanza impone ai sogni un prezzo alto e questo sogno costa 28 milioni di euro lordi l’anno, non chiamatelo sogno allora se quest’ultimo supera la realtà, quest’ultima potrebbe risentirsi.
Fatturato di 110 milioni senza champions significa essere a + 8 da una vetta economica che darebbe la benedizione di un futuro roseo. Ma non chiamateli numeri , chiamateli pure lungimiranza.
Un Napoli garibaldino direbbe qualcuno, chiamatelo pure un Napoli borbonico in onore di una Napoli protagonista indiscussa fino a che la storia non gli si è rivoltata contro, come quella di un campionato che domenica ancora una volta privilegia due goal irregolari delle rispettive concorrenti milanesi dando alla classifica un volto vero ma non veritiero.
Eduardo in Napoli milionaria ci lascia in eredità un insegnamento : quando la rincorsa alla materialità supera la stessa giustizia si distrugge ogni cosa e non impedisce cosi al Brigadiere l’eventuale arresto del figlio coinvolto in una situazione illecita. Napoli lungimirante che subisce ancora ingiustizie e viene sistematicamente rapinata in un contesto dove la giustizia subisce ancora la materialità dei tre punti ancora regalati alle milanesi. La materialità supera la giustizia ancora.
E’ sotto gli occhi di tutti che la classifica era un’altra ma “show must go on” e non è ancora il momento dei titoli di coda, ancora 12 finali da vivere tutto d’un fiato ma il dubbio rimane come abbia fatto Banti a non fischiare a 10 metri scarsi di distanza e quindi in condizioni ideali, il mani di Robinho che regala i 3 punti ai rossoneri. Un dubbio forte come la svista sul goal di Ranocchia appena il giorno prima. Non è vero ma ci credo. Ancora la memoria Eduardiana ci corre in aiuto.
Ma la domanda è : Dove finisce il dubbio e dove inizia la realtà? Dove finisce l’errore e dove inizia la malafede? I valori sono chiari ma il terreno verde li sconfessa. Siamo nani in mezzo ai giganti e ci legano le mani. Non è vero ma ci credo. Appuntamento ore 20,45 a casa del Diavolo ma stavolta, a giocare con il fuoco staranno attenti loro.
di Alessandro Tullio e Gaetano Savastano del gruppo “Amo il Napoli Calcio”
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