All’interno di un sistema una visione esterna è necessaria perché assicura nella maggior parte dei casi un’adeguata frammentazione del problema e da luogo a una o più soluzioni difficile da vedere per chi vive all’interno di quel sistema.
E’ una logica manageriale utilizzata e spesso discussa, è una logica che il nostro Presidente ha sempre cercato di importare nel mondo del calcio , forte della sua ultra trentennale esperienza nel management cinematografico.
La parola innovazione e cambiamento non sono nuove nel suo vocabolario.
Prese il Napoli sette anni fa provenendo da tutt’altro settore e da buon manager confronta , analizza, verifica.
Come può reggere un sistema che tende a suicidarsi con le sue stesse regole generando debiti e perdite? E’ solo una delle tante domande che si è posto.
Non si può cambiare un sistema intero da un giorno e l’altro in un paese sempre più conservatore e sempre meno innovatore ma questa criticità non gli ha impedito di dar luogo ad una visione : creare un club forte del marchio di una città “internazionale” da sempre. Un club che potesse dunque internazionalizzarsi utilizzando il marchio della città , un marchio da esportare in tutto il mondo attraverso la sua squadra di calcio che vanta milioni di tifosi sparsi per il mondo..
Primo passo : l’acquisizione dei diritti di immagine dei calciatori. Un obbligo : il bilancio in ordine. Mai un euro in meno , ma semmai in più, affinchè nessuno possa speculare sul Napoli come successe in passato.
Progetto in progress con il sottofondo della colonna sonora della Champions League non svia il Presidente dagli obiettivi di medio-lungo termine : un Napoli internazionale in onore di Napoli.
Non è semplice e la strada è lunghissima, le criticità sono dietro l’angolo e non è sempre semplice cambiare un sistema travolto dalle sue stesse regole. Il vecchio non tramonta e il nuovo non si lascia intravedere con il risultato che la strada da seguire non è sempre percorribile seguendo le tracce della proprie idee.
Qualcosa sta maturando nella testa del Presidente, ieri ha sbottato. Di brutto. Non lasciamoci però ingannare da un linguaggio a volte non in linea ai canoni del bon-ton. Forse il linguaggio è studiato, le parole sono etichette che descrivono una realtà o la interpretano secondo una propria visione. Vorrebbe cambiare un sistema vecchio e sbotta il nostro Aurelio. E’ il suo carattere. E’ la sua grinta. E’ il suo impegno. E’ il temperamento di un uomo che insegue una visione. E’ possibile internazionalizzarsi e rimanere nei canoni dell’equilibrio economico finanziario, ma è difficile se il sistema del quale si fa parte rimane ancorato ai suoi dogmi.
Siamo dalla sua parte ora più che mai perchè attaccare Aurelio per i suoi modi è da ipocriti perbenisti. Noi non lo siamo. Siamo consapevoli che forse alcuni sfoghi sono retaggi di squilibri del passato o presagi di un futuro che tarda ad accogliere nuove idee.
Noi osserviamo e crediamo non sia corretto poggiare la lente di ingrandimento solo nel punto che si vuole ingrandire. Allarghiamo le nostre visuali, cerchiamo di capire cosa succede e perché. Guardiamo oltre. Siamo fiduciosi come e più di sette anni fa. Forza Aurelio!
Alessandro e Gaetano .
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