Giocate, rincorse e una chiusura su Ronaldo che ha fatto esplodere il Franchi quanto un gol. Ribery si è preso Firenze e la Fiorentina. Oltre a convincere Montella che, dopo averlo schierato dal 1′ contro la Juve, farà la stessa cosa anche a Bergamo con l’Atalanta. Nella speranza che il francese possa portargli, magari con un gol, i primi tre punti della stagione.
La città lo ama, i nuovi tifosi non perdono l’occasione per abbracciarlo. Dopo il match con la Juve, Ribery è andato sotto la Fiesole per farsi lanciare una sciarpa della Fiorentina. Un campione che ha vinto tutto, anche i pregiudizi. Il maledetto incidente autostradale lo ha condannato a portare sul volto, fin da bambino, una bruttissima cicatrice.
“Ho sofferto parecchio, ma non mi sono mai messo a pinagere in un angolino“. Lo ha raccontanto il classe 1983 a Canal Plus. Lui che porta un soprannome non proprio nobile, “Scarface”. Il riferimento è chiaro: “Per un bambino non è facile portare una cicatrice sulla faccia, eppure proprio questa cicatrice mi ha forgiato il carattere. La mia famiglia ha sofferto molto. La gente mi guardava, diceva che i miei segni erano orrendi”.
Giudizi costanti, ai quali Ribery ha risposto sul campo a suon di gol e giocate. Fino a sfiorare il Palllone d’Oro dopo aver vinto tutto: “Ovunque andassi tutti mi osservavano. Non perché fossi bravo a giocare a calcio, ma per la mia cicatrice. Solo dopo molto tempo ho imparato a convivere con la cicatrice e a trovare forza dagli sguardi della gente”.
Le ferite fanno parte di lui. Che siano due ginocchia sbucciate dopo un fallo subito o una cicatrice sul volto. Poco cambia: “Non farò mai una chirurgia estetica per eliminarle, le mie cicatrici sono parte di me e la gente deve accettarmi per come sono”.
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