Non ha segnato ma è come se l’avesse fatto. Ci teneva da morire a battere la squadra che, ad agosto del 2011, non ha creduto più in lui. Tanto è vero che avrebbe voluto calciare il rigore. Cavani a parte, Goran Pandev è stato il grande mattatore della serata del San Paolo: due assist e giocate di alta classe che hanno illuminato la manovra del Napoli e determinato la vittoria. Non è la prima volta e, si augurano tutti, non sarà neanche l’ultima.
Oltre al cambio tattico, al ritorno al gol del Matador e all’inserimento di Dzemaili, una delle chiavi essenziali è stato proprio il macedone. Con la nuova posizione, più vicino alla porta, ha segnato ben 4 reti nelle ultime 7 partite, quelle in cui il Napoli ha conquistato 19 punti, dopo la sconfitta di Verona col Chievo. Pandev ha tuttavia impreziosito le sue prestazioni con due pregevoli assist, entrambi a Cavani (con l’Atalanta e ieri con l’Inter) con il suo marchio di fabbrica: stop spalle alla porta e millimetrico lancio in verticale per il Matador. Con l’Inter, in ogni caso, l’assist «sporco» per il primo gol e quello per il terzo gol di Edi. Segna sempre lui, ma Pandev è sovente determinante: lo è stato anche in occasione del fallo da rigore su Zuniga.
Con il Napoli – 14 gol in 79 partite – ha trovato la seconda giovinezza, pescando stimoli e riacquistando una condizione fisica brillante. Pandev, voluto fortissimamente da Mazzarri, deve molto proprio al tecnico, che gli ha sempre concesso fiducia, caricandolo e elogiandolo nelle frequenti chiacchierate. All’uscita dal campo, a 5’ dalla fine, l’ovazione da parte dei 50mila è apparsa scontata e meritata. Dipendesse da lui, il matrimonio con il Napoli continuerebbe senza nessun dubbio: con la famiglia, vivendo a Posillipo, si gode le bellezze della città, ma il suo futuro è inevitabilmente legato a doppio filo con quello del suo mentore Mazzarri, con Mourinho l’allenatore con il quale Pandev si è trovato meglio.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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