NAPOLI – Prima di venire bloccato dai rapinatori è affiancato sulla rampa della tangenziale da due persone in sella a uno scooter che guardano in auto e sembrano riconoscerlo: uno lo saluta agitando il braccio ed è questo probabilmente il segno convenzionale ai tre complici che aspettano di entrare in azione alcune decine di metri più avanti. L’esame delle riprese effettuate dalle telecamere della videosorveglianza stanno offrendo spunti significativi, rafforzando l’ipotesi di una aggressione premeditata dal significato intimidatorio, agli investigatori che indagano sulla rapina ai danni di Marek Hamsik, avvenuta domenica dopo la partita Napoli-Samp a poca distanza dallo stadio San Paolo.
LA PISTA DELL’INTIMIDAZIONE – – Se l’interpretazione da parte degli investigatori delle sequenze si dimostrasse esatta, infatti, saremmo di fronte a una rapina messa in atto da ben cinque rapinatori (i due complici sullo scooter e i tre in moto entrati in scena successivamente), troppi – sostengono gli inquirenti – per un bottino pure di una certa consistenza come è il Rolex sottratto al calciatore del Napoli. Ma alla pista di una presunta intimidazione – che avrebbe come obiettivo il solo calciatore, oppure più plausibilmente la squadra e la società – si aggiunge un altro elemento, confermato dallo stesso Hamsik ai magistrati (il pool che si occupa dei «reati da stadio», composto dai pm Ardituro, Capuano, De Simone e Ranieri e coordinato dal procuratore aggiunto Melillo).
UN PUGNO IN VOLTO AL CALCIATORE – Ovvero la particolare aggressività manifestata dai rapinatori sfociata in autentica violenza quando, dopo aver rotto un vetro della Bmw con il calcio della pistola, uno ha colpito con un pugno al volto il calciatore che aveva ormai consegnato l’orologio senza opporre resistenza (quando ieri è comparso davanti ai pm il centrocampista slovacco portava ancora sul naso e la guancia lievi segni di contusione). Anche in questo caso un comportamento «anomalo» che in qualche modo contribuisce ad alimentare i dubbi che la finalità dell’aggressione fosse esclusivamente di impossessarsi del costoso Rolex. Le indagini in questa fase sono comunque concentrate sulle «risposte» che potranno fornire i filmati delle videocamere collocate sul breve tratto che separa lo stadio San Paolo dall’imbocco della tangenziale di via Cinthia. Finora si è focalizzata l’attenzione sui presunti complici in sella allo scooter. Se si riuscisse a recuperare il numero di la targa si potrebbe almeno definire l’ambito criminale di provenienza. Mancano riprese dell’aggressione da parte dei tre banditi consumata poche decine di metri oltre. Gli investigatori della Digos e i pm della procura confidano in un esito positivo dell’indagine che stabilirà se si è trattato di un episodio attribuibile alla delinquenza comune, come tanti simili che avvengono quotidianamente in città, oppure un’aggressione di valore intimidatorio attuata dalla criminalità o da un commando di un gruppo ultrà.
Fonte: corrieredelmezzogiorno.corriere.it
La Redazione
C.T.
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