Ipse dixit. «Ce l’insegna la storia del calcio: le squadre che hanno cambiato meno e utilizzato pochi giocatori, nel passato, sono anche quelle che hanno ottenuto sul campo i risultati migliori ». Parola di Maurizio Sarri, che all’incirca un anno fa, di questi tempi, professava pubblicamente la sua idiosincrasia per il turn over, motivandola peraltro con solide giustificazioni. «È un periodo delicato, per noi: siamo alla ricerca di equilibri nuovi e la squadra adesso ha bisogno soprattutto di certezze», disse senza mezzi termini il tecnico del Napoli, lasciando peraltro intendere di non essere un fanatico del turn over. «Le rotazioni possono essere un valore aggiunto, certo: ma io non le ritengo indispensabili. Con soli 18 uomini si può portare a termine pure un colpo di stato…».
Sarri c’è andato vicino, in effetti: mettendo a lungo paura alla Juve e concludendo nella scia dei campioni d’Italia il suo primo campionato sulla panchina azzurra. Meno brillante il cammino del Napoli in Europa League e nella Coppa Italia, affrontate con in campo le seconde linee e dunque gettate via senza rimpianti, proprio nel nome del sogno scudetto: inseguito invece fino a metà aprile, grazie allo straordinario rendimento dei titolarissimi (12-13, al massimo) e alla loro capacità di intendersi praticamente a memoria. Di turn over nemmeno l’ombra, insomma: un po’ per scelta e un po’ per necessità, a causa di un organico non certo da top club.
Ma il ritorno tra le grandi d’Europa ha imposto al Napoli di cambiare strategia, attrezzandosi sul mercato per competere su tutti i fronti e non esclusivamente sul campionato, a differenza di quanto era successo nella scorsa stagione. I sette acquisti estivi di Aurelio De Laurentiis, nei piani della società, dovrebbero infatti mettere la squadra nella condizione di alzare l’asticella: senza rinunciare in partenza ad alcun obiettivo. Molto dipenderà però dalle prossime mosse di Sarri, alla sua terza avventura in serie A e al suo debutto assoluto nella Champions. Il tecnico toscano è atteso da una nuova sfida, allo stesso tempo difficile e affascinante: in cui il turn over è destinato ad avere un ruolo cruciale. Altro che titolarissimi, insomma. Ruotare gli uomini a disposizione sarà una necessità, a cominciare dal trittico di impegni che attende gli azzurri dopo la sosta: Palermo, Dinamo Kiev e Bologna in 7 giorni.
Sarri è pronto, anche se lo aspetta una partenza a handicap. Molti dei nuovi acquisti sono arrivati infatti sul mercato solo in extremis (Diawara, Rog e Maksimovic) e altri sono stati penalizzati da problemi fisici: con Giaccherini appena tornato in gruppo e Tonelli ancora ai box. Solo i polacchi Zielinski e Milik, con il tour de force di settembre ormai dietro l’angolo, sembrano essere dunque nelle condizioni per dare subito una mano ai compagni, entrando a pieno titolo nelle rotazioni tra i titolari. Per vedere il turn over totale che si aspetta De Laurentiis, invece, ci sarà ancora bisogno di tempo e pazienza. Ma bisogna fare presto.
Fonte: La Repubblica
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