Secondo l’edizione di oggi di Repubblica, l’inverno è cominciato ieri e già la Juve potrebbe esserne campione, perché se anche solo pareggiasse con la Roma ( e sarebbe clamoroso, viste le 15 vittorie su 16 inanellate fin qui) vincerebbe il girone d’andata con due turni d’anticipo, in scioltezza. Allegri deve avere anche già programmato quando incamerare lo scudetto, o quanto potrà permettersi di rallentare per incamerarlo, gestendo in totale relax il vantaggio e dirottando le energie sulle faccende europee: «Quest’anno», pronostica l’allenatore, « il campionato si vince a 87-88 punti», che significa che alla Juve ne mancano ormai una quarantina. Continuando a questi ritmi, all’inizio di aprile li avrebbe già praticamente tutti. Il divario si allarga di partita in partita, di contratto in contratto e il segno dell’implacabile ( e non intaccabile) tirannia non sono tanto i 22 punti di vantaggio sugli avversari del giorno, che pure sarebbero i semifinalisti dell’ultima Champions, quanto il nuovo baratro economico scavato con la concorrenza ( concorrenza?). La Juve ha infatti rinnovato il contratto di sponsorizzazione tecnica con l’Adidas, che garantirà un minimo di 408 milioni di euro fino al 2027. Fanno 51 milioni all’anno, sempre come minimo perché sono escluse le royalties addizionali che verrebbero incassate al superamento di determinati volumi di vendita e i premi legati ai risultati, senza contare che la Juve gestisce in proprio il merchandising, che lo scorso anno ha reso 27,8 milioni, cifra destinata a raddoppiare con l’effetto Ronaldo, volano del nuovo accordo con l’azienda tedesca, la quale attualmente garantiva circa 25 milioni di euro a stagione. Già nell’annata in corso l’Adidas verserà un bonus di 18 milioni, una sorta di una tantum CR7.
Con queste cifre, la Juve si allinea alle seconda fascia delle big europee. Resta al di sotto di livelli di Real Madrid, anch’esso sponsorizzato dall’Adidas ma per 150 milioni, e del Barcellona che dalla Nike ne prende 105 di fisso e 50 di quota variabile. Il Manchester United ( sempre Adidas) sfiora i 100, il Chelsea ( Nike) è sui 75 e il Bayern ne riceve 66 dall’Adidas, che è anche azionista del club all’ 8,33 per cento. I bianconeri si collocano dunque appena sotto, nella fascia battuta anche da Liverpool, Arsenal e City: in Europa, dunque, non sono un’eccezione. Ma è in casa nostra che il confronto è diventato ormai improponibile: i 51 milioni del nuovo contratto sono quattro volte tanto quello che il Milan prende da Puma, sette volte quello che il Napoli incassa da Kappa e dieci volte quello che la Roma ha da Nike, la quale sponsorizza pure l’Inter, finanziata nella passata stagione con appena 4,3 milioni: il premio è crollato dopo cinque anni senza Champions. Nell’esercizio in corso, invece, la quota tornerà abbondantemente sopra i 10, ma sono briciole rispetto ai bigliettoni che stanno per piovere su Torino. La Juve da sola guadagnerà grosso modo quello che le altre 19 società di serie A ricavano tutte assieme: che tipo di confronto ci potrà mai essere, se le basi sono queste?
Con la Roma, la Juve punta a mantenere la stessa velocità di crociera di sempre, che la porterà a sfondare il muro dei 100, intesi come punti ottenuti nell’anno solare: con tre partite ancora da giocare, è a 94. Nel 2018 la Juve ha vinto 30 volte su 35 e ha perso solamente con il Napoli: la strapagano per fare esattamente questo. Gli altri le fanno da camerieri e al massimo prendono la mancia.
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