Renica, lei ha aperto una pagina Facebook: “Tutele e diritti dei calciatori dilettanti”.
“Tutto è nato da un gesto di Maradona, che mi ha fatto riflettere. Diego ha deciso di lasciare il suo stipendio di allenatore del Gimnasia a chi ne aveva bisogno, ai calciatori delle squadre più in difficoltà. Come al solito lui ha dimostrato una sensibilità fuori dal comune. A differenza, lasciatemelo dire, di tanti altri”.
E dal gesto di Maradona in poi?
“Da quel gesto ho iniziato a riflettere sul fatto che, secondo me, nessuno stava davvero facendo presente come oggi ci sia uno tsunami nel calcio dilettanti, dove ho allenato per tanti anni: un mondo che conosco molto bene e che si trova in un momento terribile”.
Che cosa può succedere, secondo lei?
“Che ci troveremo di fronte a un dramma, se non se ne parla prima, cercando di prevenire. Il nodo è l’equità. Nel mondo del calcio c’è chi forse ha anche troppo. Si può intervenire anche in modo strutturale, contando su risorse che ci sono”.
Che cosa ha capito, attraverso la sua pagina Facebook?
“La pagina “Tutele e diritti dei calciatori dilettanti” si è sviluppata in poco tempo, anche attraverso gli inviti nella nostra piattaforma a personaggi importanti del calcio. Stiamo prendendo tante informazioni sulla distribuzione delle risorse, soprattutto dei diritti tv. Guglielmo Stendardo, ex calciatore di serie A che insegna diritto sportivo alla Luiss di Roma, fa parte del gruppo”.
L’obiettivo?
“Ascoltare le proposte di chi è in prima linea: i direttori sportivi, i direttori generali, i giocatori stessi. Dobbiamo ancora completare il nostro tour, ma intanto, indagando, abbiamo scoperto che ci sono specificità tra nord, sud e centro”.
Ad esempio?
“Ad esempio, mentre al nord il calcio dilettantistico sta in piedi con le sponsorizzazioni, la cartellonistica, le aziende, al centro funziona non tanto con le aziende, ma con le sagre: lì spesso si raccolgono fondi per fare la Promozione, la Prima categoria, i settori giovanili. Stiamo scoprendo un’Italia diversa: siamo accomunati dalla condizione, ma ci sono differenze. Cerchiamo di scavare, per capire. E’ come una catena di Sant’Antonio. Il tema è troppo sottovalutato”.
La sottovalutazione principale?
“Che oggi in tanti club non potranno più iscriversi di nuovo al campionato. Servirebbe, magari, che chi lo può fare versasse l’1% degli stipendi ai dilettanti. Ci preme di salvare il movimento, i ragazzini che non vanno più a fare sport. Ogni cittadina o paesino che perderà la sua squadra rappresenterà una sconfitta. Sarebbe la perdita di un patrimonio, che invece dovremmo fare di tutto perché non scompaia”.
Si è sentito con Maradona?
“Un messaggio da Buenos Aires: ha donato il suo stipendio, pensando agli ultimi, in un mondo in cui la ricchezza viene accentrata. Quando giocavo io, e quando giocava Diego, facevamo la nostra colletta per chi lavorava nel calcio, dietro le quinte. Ma è un tema che riguarda i presidenti: sono loro che devono avere coscienza di questi temi. E’ in ballo la tutela delle persone”.
Fonte: repubblica.it
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