REMAKE CHAMPIONS – Contro il City sfiorata la grande impresa

La prima Champions non si dimentica e in quell’universo sconosciuto il Napoli entra in punta di piedi, con l’umiltà dei debuttanti e un pizzico di tremarella addosso: Manchester, spinta City, toponomasticamente Etihad Stadium, ci vogliono quarantacinque minuti per scongelarsi, per togliersi ogni inibizione di dentro e per poi mostrare la parte migliore di sé. Il lato B di quella serata è in un secondo tempo a trazione anteriore, attacchi concentrici e contropiedi fulminanti. un concerto a più voci che stupisce Mancini, lo sistema in un angolino e confeziona in un fazzoletto, per quei tremila sostenitori al seguito, un sogno da accarezzare sulla pelle. E’ un faccia a faccia vibrante, con botte e risposte secche, come il destro dolcissimo, mieloso, di Lavezzi, che va a baciare la traversa, o come la mazzata terrificante di Yaya Touré che si ferma sul legno. E’ un match cangiante, che nella ripresa si tinge d’azzurro: comincia Hamsik, azzerato da un salvataggio provvidenziale di Kompany, prosegue el matador, dopo che Lavezzi s’è dovuto arrendere ad un pestone all’undicesimo. Liberatosi dalle catene, il Napoli va, a campo largo: sfiora il vantaggio, sempre con Hamsik, di nuovo ispirato da Zuniga, e ancora murato dai corazzieri di Mancini; ma quando Maggio e Cavani partono in una transizione folgorante, nessuna intercessione e il ricamo dell’assist dell’esterno in un angolo di passaggio millimetrico viene sublimato dall’esterno sinistro del bomber. Ma è 1-1, perché sei minuti dopo, sullo slancio di una traversa di Aguero e poco prima che si alzi il cartellone per la sostituzione, Kolarov trova un sinistro maligno per il pareggio che vale (comunque) l’investitura internazionale.