Non c’è due senza tre. Il Napoli ci crede e fa bene. Ma se il 25 marzo 2010 batte la Juve al San Paolo per la terza volta di fila non è certo un caso, una tradizione che s’è girata all’improvviso dalla parte degli azzurri. Nossignori. E’ che il Napoli è una squadra che da quando s’è seduto Mazzarri sulla sua panchina, ha cambiato passo e mentalità. O, come si diceva allora, ha ritrovato l’anima smarrita. Almeno per metà. Perché pure stavolta la storia s’apre allo stesso modo delle storie precedenti: primo tempo un po’ svagato per gli azzurri e Juve che per la terza volta in tre anni va in vantaggio. Con Chiellini, che di testa sorprende De Sanctis da vicino. C’è qualcosa che non va. E durante l’intervallo Mazzarri scuote la sua squadra. Non la ridisegna, però le dà la sveglia. E infatti quello che si ripresenta sul campo è decisamente un Napoli diverso. Che non s’abbatte e non si scompone neppure quando – dopo appena due minuti – il signorino Hamsik sbaglia clamorosamente un calcio di rigore. Comincia male il secondo tempo, ma il Napoli sa rimediare in fretta. Grazie soprattutto ad un ispirato Quagliarella, protagonista assoluto della gara. Dopo essersi procurato quell’inutile rigore, infatti, il centravanti – dopo tre minuti – manda in gol proprio lo slovacco. E da questo momento è tutta un’altra gara. La Juve di Zaccheroni si sbriciola e il Napoli governa il gioco a piacimento. Cosicché non sorprende il raddoppio firmato proprio da Quagliarella e tantomeno il gol di Lavezzi che rende più tondo e netto e giusto il risultato. Tre punti che rilanciano le ambizioni azzurre per la Champions. Che è nell’aria, ma che non si concretizza ancora. A fine stagione, infatti, Napoli sesto con 59 punti. Sesto posto che è buono per due cose: per l’Europa League e anche per chiudere la stagione un punto davanti ai bianconeri.
La Redazione
A.S.
Fonte: Corriere dello Sport
