Due mani grosse come badili e larghe come padelle tengono aggrappati (e non poco) il Napoli ai quarti dell’Europa League. Sono quelle di Pepe Reina che salva gli azzurri dalla caduta devastante che poteva mandarli subito a casa. E lo fa contro ogni legge della fisica: prima con una mossa ghepardesca su Jackson Martinez; poi con un altro capolavoro su un missile terra-aria che ha solcato il cielo del Portogallo prima di finire sulle dita della sua manona sinistra.
«Il risultato è brutto e giusto». Dice «malo» che significa cattivo letteralmente e probabilmente dà ancor di più il senso di quello che passa per la testa del numero uno partenopeo. È sempre un concentrato di lealtà questo portierone che è arrivato da Liverpool e che a Liverpool rischia di tornare se il Napoli non gli offrirà quel triennale che Pepe sta chiedendo a bassa voce ma con una certe insistenza. «Non mi va di prendere in giro nessuno, non è stata una partita buona per noi. Quando loro avevano il possesso di palla noi abbiamo sofferto perché abbiamo avuto dei problemi nelle ripartenze. Ma è chiaro che abbiamo fatto poco, troppo poco ieri sera per poter uscire dal campo con un risultato positivo. Il Porto è una grande squadra, lo sappiamo, però noi dovevamo fare di più e meglio». L’unico dragone napoletano nello stadio dei dragoni è stato lui. Servirà? «Non siamo ancora eliminati, anzi al San Paolo giocheremo a testa alta: avremo il sostegno del pubblico napoletano che è sempre capace di darci una marcia in più. Per me sarà importante vedere lo stadio pieno, spero che la gente venga numeroso».
Intanto la «marcia in più» a Oporto si chiama Reina. Ormai è una divinità, un totem, un arcangelo delle porte chiuse. Che poi il portiere sia troppo spesso – negli ultimi tempi – il migliore della squadra, non è una gran cosa per la squadra medesima. «Stavolta il gioco non c’è stato: non siamo mai stati capaci di costruire una buona azione, abbiamo troppo spesso perso palla velocemente subendo poi le loro ripartenze. L’1-0 non è un buon risultato, non è facile ribaltare questo risultato. Ma se pensiamo a come abbiamo evitato un passivo peggiore, bisogna essere contenti per questo risultato». Detto da lui, il leader maximo del gruppo significa che il Napoli si sforza di vedere il bicchiere mezzo pieno. «Le parate? Sono una cosa normale, io faccio il portiere». Inguaribile ottimista: se fai il portiere e hai davanti una difesa del genere, non c’è altra scelta. Reina d’altronde è uno che le cose non le manda a dire. Mentre il Napoli festeggiava il passaggio del turno con lo Swansea lui con un muso lungo come le sue manone spense gli entusiasmi: «Meritavamo di perdere 4-1, altro che vittoria!».
Ieri sera, allo stadio Do Dragao, le padelle di Pepe sono entrate in azione dopo poco più di dieci minuti: Martinez è solo, incrocia il tiro ma il nostro respinge, come se avesse le lame rotanti di Goldrake in azione: Reina il migliore, ancora una volta. Più invecchia, più diventa buono. Ad affondarlo proprio uno di quelli che poteva essere suo compagno nel Napoli, Jackson Martinez. Il colombiano gongola a fine gara: «La qualificazione è nelle nostre mani, sono felice per questo successo che mette fine al nostro periodo di crisi, adesso guardiamo con ottimismo alla gara di ritorno. Il Napoli è davvero una buona squadra, ha avuto molte occasioni per fare gol ma noi nell’arco dei novanta minuti meritavamo di farne anche di più. L’1-0 ci va stretto: senza Reina sarebbe finito molto peggio per loro».
Fonte: Il Mattino.
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