Partita da dentro o fuori. E un muro da abbattere: quello del passaggio del turno. Perché gli azzurri non hanno mai passato l’ostacolo del primo match dopo la fase a gironi da quando c’è stata la riforma della Coppe: né in Champions (Chelsea), né in Europa League (Villareal e Viktoria Plzen). Contro lo Swansea in palio gli ottavi di finale: l’ultima volta che il Napoli li ha giocati era nell’edizione 94/95 della Coppa Uefa dove affrontò l’Eintracht Francoforte. Ironia della sorte, lo stesso rivale che potrebbe potenzialmente fronteggiare quest’anno. Poco meno di 30mila spettatori per la sfida ai gallesi: sarà il record di presenze negative della stagione. Ma si sa: l’Europa League, in queste fasi, si fa fatica ad amarla. Sono solo i sedicesimi di finale: come se fosse il decimo chilometro di una maratona. L’arrivo dello Swansea, l’ennesimo incrocio tra serie A e Premier, regala dolci sospiri ai tifosi azzurri. Negli ultimi 4 anni, i gallesi sono il quinto avversario del campionato inglese che il Napoli affronta al San Paolo. Queste gare sono un concentrato di emozioni che spinge spesso a definire epiche partite che magari non lo sono e che tempo dopo vengono rubricate al rango di sfide importanti. Ossia che caratterizzano un periodo e magari una stagione senza avere però la nobiltà indispensabile per meritare un posto di primo piano nella storia di un club. Le grandi partite, invece, hanno la capacità di restare a lungo negli occhi (quindi qualcosa di bello o di importante in campo deve capitare) e poi di passare direttamente nella testa e nel cuore dei tifosi, che spesso riescono ad affezionarsi alle emozioni quanto ai trofei. E contro le squadre di Premier (lo Swansea è stata la prima squadra gallese a conquistarla, poi è arrivato anche il Cardiff) sono state sempre notti magiche. Pietre miliari che hanno lasciato il segno profondo. Voglia di emozioni. È passato poco meno di due anni da Napoli-Chelsea, ma chiunque era al San Paolo quell’11 marzo del 2012 se ne è vantato a lungo. Mentre tutti gli altri ricorderanno ancora dove e con quali amici hanno visto la doppietta di Lavezzi e il gol di Cavani che schiantò i Blues. E quella notte magica non è stata neppure per poco scalfita dall’esito della sfida di ritorno quando quelli che poi sarebbero divenuti i trionfatori della Champions, ribaltarono il destino vincendo per 4-1. Le altre: lo Swansea, con tutto il rispetto, non ha la storia di successi di Liverpool, Manchester City, Chelsea e Arsenal. Ecco, qualcuno stasera ricorderà il 2-1 del 23 novembre 2011 al Manchester City. Era la sfida decisiva per il passaggio agli ottavi di Champions, dopo aver pareggiato all’andata all’Etihad Stadium, dominarono a Fuorigrotta: doppietta di Cavani. Adrenalina. Come l’11 dicembre scorso: ultimo turno del girone di Champions, il Napoli deve battere l’Arsenal almeno per 3-0 oppure sperare in un altro risultato favorevole, il ko del Borussia Dortmund a Marsiglia. A pochi minuti dalla fine gli azzurri vincono per 2-0 e i tedeschi di Kloop sono inchiodati sull’1-1 finché all’88 Grosskreutz segna e il miracolo svanisce. Eppure, una serata epica. Come, per certi versi, quella del 21 ottobre 2010: al San Paolo arriva il Liverpool da cui è da poco finito il ciclo Benitez. In panchina c’è Roy Hodgson e in campo Torres, Gerrard, Kuyt e così via. È solo l’Europa League, ma per il Napoli è l’appuntamento con la storia, perché segna il ritorno tra le grandi del Vecchio continente. Stasera con lo Swansea il Napoli è pronto a scrivere un’altra pagina entusiasmante. Anche senza la musichetta da Champions in sottofondo.
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