ELETTROCHOC. C’è da starsene incollati alle poltroncine subito, sin dal 5’, e rimanerci ben oltre, nella notte di Doha; ma è subito chiaro che ci sarà da scrutare in ogni spicchio della gara quando su un retropassaggio sporco di David Lopez, Albiol e Koulibaly vanno in collisione: Tevez ringrazia e se ne va corricchiando con le braccia al cielo. Il Napoli rischia di restar sepolto da se stesso e da una maledizione che lo perseguita, dall’ennesimo palo che stavolta s’oppone alla rasoiata (15’) di Hamsik, «sfigurata» da Chiellini. E’ a quel punto che il campo diviene bianconero, con un’occupazione in ampiezza e in lunghezza e una capacità di difendere «alti» che rischia di far male e viene contenuta da un Rafael rassicurante sul destro di Tevez (22’). Il Napoli s’è appassito, dopo quei dieci minuti post-follia, s’è smarrito tra distanze che un Hamsik tonico e un Gargano esuberante non riescono a ridurre; e allora siamo a Rafael contro Madame, affinché si resti in gara: la girata dell’apache (23’) viene tenuta a terra; la randellata di Lichtsteiner (37’) amministrata con senso della posizione e con i pugni.
CONTROREAZIONE. Forse alla Juventus serve rifiatare, forse al Napoli è un po’ evaporata la malinconia, forse Higuain è leader senza accorgersene, ma la «presenza» del Pipita segna una minisvolta, induce i suoi ad assecondarlo – alzandosi – e sul destro (41’) a girare, praticamente un’invenzione personale, c’è un gran Buffon. Lì sorge il miglior Napoli, che ha poi una chanches pazzesca, sostenuta da una ripartenza micidiale di Higuain, rifinita da un Hamsik che trova un angolo di passaggio (8’ st) talmente impossibile da stordire Callejon: sono lui e Buffon, solo loro due, e sembra fatta e invece è una perfida illusione. Però adesso è tornata ad essere una partita e la pressione del Napoli ricaccia la Juventus indietro, la costringe a soffrire e spinge Higuain (14’) ad invocare gli dei, perché il secondo palo (con pallonetto d’esterno, ma partendo in fuorigioco) sa di accanimento del destino. Rafael è sempre lì, riesce ad evitare che una nuova carambola (16’) diventi letale, su percussione di Evra deviata da Llorente e Maggio, ma intanto c’è più Napoli (soprattutto a sinistra), Allegri l’ha capito, rinuncia a Pirlo, intrufola Pereyra, sistema Vidal largo ed in un battito di ciglia è 1-1 proprio su quella dorsale: il tocchettino del cileno alimenta la ripartenza, De Guzman trova il cross per Higuain, sul quale non arriva Chiellini ma l’1-1. La mancanza d’ossigeno crea situazioni pericolose, quella di Tevez (45’) è da batticuore, ma introduce ai supplementari.
EQUILIBRIO. Altra mezz’ora ed allora Benitez manda dentro Inler (esce David Lopez), per concedersi più geometrie e rispondere alla ritrovata verve bianconera. Ma c’è parità in tutto, pur nelle libere interpretazioni offensive (quella di Callejon 6’, che fa infuriare Benitez, essendoci De Guzman al centro; quella di Llorente, al 7’ che fa venire la pelle d’oca a Rafael). Non è mai svanita però la voglia di crederci e sulla botta a colpo sicuro di Vidal (10’) stavolta Koulibaly fa la cosa giusta, murando il cileno, prima di inginocchiarsi al principe di Doha, che si chiama Carlitos Tevez. Ma lo sceicco è Higuain (e con lui poi Rafael sui rigori): nel mischione (13’) è 2-2 e dal dischetto è una rumba, eppur s’ode «oje vita, oje vita mia».
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