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Rapirarono Behrami, incastrati dai tatuaggi

Uscivano di casa sempre di pomeriggio, poco prima del tramonto. Come propria riserva di caccia avevano eletto Chiaia e Posillipo, ma non disdegnavano di fare puntate di tanto in tanto anche nella zona collinare del Vomero e dell’Arenella. Erano metodici e utilizzavano una tecnica tristemente nota a chi subisce lo scippo o la rapina di un orologio prezioso o di un gioiello, quella del «touch and go», una sorta di mordi e fuggi la cui tecnica consiste nel portare a termine il colpo in meno di due minuti: pistola puntata alla vittima, mentre il complice gli sfilava il monile.
Sono due specialisti i rapinatori che la sera del 20 dicembre alla Riviera di Chiaia – non lontano dallo stesso commissariato di polizia che si trova a due passi da Villa Pignatelli e dal lungomare – si resero protagonisti del colpo messo a segno ai danni del centrocampista del Napoli, Valon Behrami. Non certo due sprovveduti: Raffaele Guerriero, 25enne, e il suo complice Antonio Troise, trentenne, sono stati fermati ieri mattina dalla polizia. Sono stati loro, secondo gli agenti della sezione antirapina della Squadra Mobile da poco passata sotto il controllo del primo dirigente Ferdinando Rossi, i due balordi che cinque giorni prima del Natale riuscirono a portar via al centrocampista svizzero di origini albanesi che gioca nel Napoli un preziosissimo orologio, marca Hublot. Non un orologio comune, come vedremo tra breve, e non soltanto per il suo intrinseco valore venale.
Guerriero e Troise facevano coppia fissa, quando uscivano di casa per far danni. Entrambi risiedono nella zona di Porta Capuana, vivono in appartamenti che si trovano nei vicoli tagliati a metà da via Cesare Rosaroll, arteria che da Foria scende verso piazza Garibaldi. Due specialisti dello scippo, ai quali stavolta però è andata male. Ma ricostruiamo le fasi della rapina del 20 dicembre. Erano le 19,30 circa quando Behrami – dopo aver parcheggiato la sua autovettura alla Riviera di Chiaia – era stato avvicinato da due malviventi a bordo di un maxiscooter i quali, pistola in pugno, lo avevano costretto a consegnare il suo prezioso orologio da polso marca Hublot in oro e pietre preziose, per poi fuggire in direzione di Piazza della Repubblica. Ma quell’orologio era evidentemente difficile da piazzare: riciclare un simile oggetto impreziosito da diamanti che sul quadrante formavano l’indicazione della parola Valon (nome di battesimo di Behrami) diventava cosa veramente proibitiva.
Naturalmente il calciatore del Napoli aveva fatto immediatamente denuncia, presentandosi proprio alla polizia, e così erano scattate le indagini affidate alla Mobile. Un’analisi approfondita del modus operandi posto in essere dai malviventi, oltre alle descrizioni somatiche degli stessi – compresi alcuni vistosi tatuaggi che i due esibivano sulle braccia – e la zona di «competenza», suffragata da parallela attività investigativa, sono stati elementi preziosi per gli investigatori. Pleonastico aggiungere che i due soggetti fermati ieri non erano al loro primo colpo. Ora, anzi, si cerca di capire se i due banditi possano essere ricondotti in qualche modo ad altri, analoghi colpi che si incrementarono – come sempre succede a Napoli nel periodo immediatamente precedente alle festività natalizie – mai come quest’anno proprio nella zona di Chiaia. Ovviamente recuperato e consegnato al calciatore anche il maltolto. In un primo momento le indagini della Mobile si erano concentrate su alcune bande di “rapinarolex” che hanno come base operativa l’area dei Quartieri spagnoli, ma presto si è capito che l’area di provenienza dei due delinquenti era un’altra.
Al di là di Behrami, la lista dei calciatori del Napoli finiti di recente nella morsa della microcriminalità è lunga. Si va dai ripetuti furti in casa a Lucrino per Edinson Cavani alle brutte avventure che hanno visto involontarie protagoniste le compagne dei giocatori Ezequiel  Lavezzi o Marek Hamsik.

Fonte: Il Mattino

La Redazione

P.S.

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