«Sì, proviamo a vedere, continuiamo ad andare avanti» , le parole di Massimo Moratti, in merito alla posizione di Claudio Ranieri, fotografano alla perfezione l’attuale momento dell’Inter. Nonostante alcune sue convinzioni abbiano cominciato a venire meno, il presidente nerazzurro vorrebbe ancora proseguire senza altri ribaltoni in panchina, ma è altrettanto consapevole di non poter evitare provvedimenti di un certo tipo qualora le sconfitte in fila dovessero proseguire. Insomma, ora più che mai, dopo la caduta di Marsiglia, la trasferta a Napoli diventa lo snodo decisivo per il futuro del tecnico romano, la cui sorte ha tutta l’aria di essere segnata in caso di nuovo risultato negativo. Del resto, si tratterebbe della quinta sconfitta consecutiva, la settima nelle ultime 8 gare, vale a dire un baratro senza precedenti che deve essere a tutti i costi interrotto.
Tuttavia, la panchina di Ranieri resta solo il primo di un’infinita serie di problemi da affrontare e a cui, finora, si è scelto di non rispondere in maniera adeguata e tempestiva. A cominciare dalla rifondazione della squadra (colpevolmente rinviata), fino ad arrivare ad una ristrutturazione della società. Troppe volte, dal trionfo di Madrid del 22 maggio 2010, infatti, l’Inter ha deciso di non decidere, abbandonandosi alla riconoscenza o alla pigrizia. Ma ora certe scelte non sono più derogabili, pena un clamoroso e ulteriore ridimensionamento.
AVVERTIMENTO – Al momento, comunque, a Palazzo Saras preme soprattutto l’attualità. C’è ancora la convinzione, infatti, che strappare il terzo posto a fine campionato e quindi la qualificazione alla prossima Champions possa diventare la panacea di molti mali. «Pensiamo alle questioni del momento, alla parte sportiva» , ha detto Moratti a chi gli chiedeva conto di eventuali investitori o soci stranieri – comunque un’ipotesi a cui si sta lavorando insieme ad altre finalizzate all’aumento dei ricavi nell’ambito del fair-play finanziario, alcune delle quali finite nel cassetto -, aggiungendo che «è un momento difficile, ma passerà» . In quest’ottica proprio il match di domenica sera al San Paolo rischia di trasformarsi in un dentro o fuori, soprattutto in caso di sconfitta. E allora le parole del presidente nerazzurro, oltre che un avvertimento su una fiducia ormai a tempo, possono pure suonare come un ruvido sprone per Ranieri a giocarsi al meglio le sue carte. Anche in occasione dei cambi a gara in corso, visto che Moratti non ha per nulla gradito (anzi, è una delle ragioni per cui se n’è andato infuriato) il fatto che Milito sia rimasto per 90′ in panchina a Marsiglia, mentre Zarate è stato sostituito da Obi. Dovesse andare ancora male, come già anticipato, la sfortuna non sarà più sufficiente come alibi o scusante e quasi certamente il tecnico romano chiuderebbe la sua avventura. Per la sua sostituzione, il grande favorito (quasi unico) continua ad essere Luis Figo, con l’obbligato appoggio del duo Baresi-Bernazzani, visto che non possiede il patentino.
RIFONDAZIONE ESTIVA – L’ennesimo cambio, motivato solo dal tentativo di salvare il salvabile, metterebbe automaticamente i giocatori davanti alle loro responsabilità. Anche se chi merita di restare alla Pinetina dovrebbe essere già chiaro a chi deve prendere un certo tipo di decisioni all’interno del club. Peraltro, delineare con precisione e dettagli un progetto di rifondazione tecnica rischia di essere decisivo per attirare, giusto per fare un esempio, Guardiola. Se anche Ranieri dovesse resistere fino al termine della stagione, infatti, oltre comunque non andrà e il tecnico spagnolo, soprattutto con quello che ha detto la scorsa settimana ( «Non ho ancora deciso se rinnovare con il Barcellona» ), rappresenta una ghiotta occasione per dare il via a un nuovo ciclo. Ma servono gli argomenti giusti per convincerlo, altrimenti non lascerà Barcellona oppure prenderà altre strade. E allora, se l’ipotesi Capello, al di là di tutte le considerazioni del caso, non può essere cancellata a priori, altre soluzioni potrebbero essere rappresentate da Andrè Villas Boas, in uscita dal Chelsea e già abituato all’ambiente nerazzurro, o addirittura dalla suggestione Zeman, a cui Moratti aveva già pensato nel dopo-Mourinho.