Ramon Vega, ex calciatore di Tottenham e Cagliari, ha parlato della situazione del calcio italiano e dei settore giovanili ai microfoni di SerieANews.com:
“Paragonandolo allo sviluppo che c’è in Italia, penso che la Svizzera abbia fatto molto di più. Ma questo presidente della Federazione, ha vinto l’Europeo in poco tempo e ha fatto un buon lavoro. Le cose vanno un pochino meglio rispetto a prima, vincere l’Europeo è un gran risultato, ma parliamo di una squadra che aveva già tanta esperienza ed era matura. Se guardiamo la parte dello sviluppo dei giovani italiani, negli ultimi 10-15 anni, non è andata bene. C’è una mancanza. La Nazionale italiana con questo presidente sta iniziando a fare un pochino meglio, ma devono fare molto di più. Per avere un’Italia di grande livello, servono minimo 5-10 anni. Negli anni ’90 i giocatori giovani e forte erano in gran quantità.
Ogni sviluppo che riguarda i giovani non riguarda solo la Serie A. Parliamo della piramide per intero, anche la Serie B e la Serie C si sono lasciate un po’ a parte. Ma ci sono da dire delle cose. In Italia ci sono ancora delle infrastrutture degli anni ’90, sono stati fatti dei lavoro, ma sono sempre dei Mondiali di Italia ’90. E parte questo, le infrastrutture nel calcio non hanno compiuto passi in avanti. La Federazione ha la sua responsabilità, ma anche la politica del Paese. Per sviluppare nuovi calciatori, bisogna anche curare quella parte. Il calcio in Italia è lo sport più importante. Per i giovani e i giovanissimi bisogna spendere in infrastrutture e stadi. Forse ce ne sono tre di nuovi ed è troppo poco. Lascia perdere l’Inghilterra, hanno più soldi. Ma guarda gli altri Paesi. Nuovi stadi significa anche diverse strutture economiche per i club ed è importantissimo. Penso anche che non si sono impegnati nella crescita della Primavera e delle altre categorie giovanili. Ci dev’essere un programma che permetta la crescita di tutti, soprattutto in Serie B e C. In Serie A prendono i cosiddetti vecchi e lasciano in panchina i giovani, non giocano.
E’ importantissimo che questi giovani abbiano l’opportunità di arrivare a giocare in Serie A. La filosofia deve iniziare dagli allenatori, che devono dargli fiducia e utilizzarli insieme agli elementi di più esperienza per farli crescere. Se tu al giovane non dai l’esperienza, mai ce l’avrà. Se tu a 19 anni li metti dentro, devi mettere in conto che può sbagliare. E’ normale, ha 19 anni. Ma se li metti a 19 anni, in trenta partite, a 20-21 anni è cresciuto e ha più esperienza. Ma avrà 21 anni e non 29, è quella la differenza. Le squadre e le Federazioni devono concentrarsi su questo. L’Italia mi è sempre piaciuta, per questo sono andato a Cagliari, nel miglior periodo che l’Italia ha avuto nel calcio. Giocavi ogni settimana contro Ronaldo, Savicevic, Signori, Baggio… dove sono quelli di oggi? Oggi i calciatori non li conosci nemmeno. E’ così. Pensi ‘Oh ma chi è quello?’. Negli anni ’90 se parlavi di tutte le squadre, avevano almeno 1-2 grandi giocatori e chiunque li conoscevano“.
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