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Rafa,il maestro poliglotta del pallone: «Con me sempre vittorie e bel gioco»

Nel 2010 lasciò l’Inter dopo aver vinto l’Intercontinentale per i rinforzi negati da Moratti

Parla correttamente spagnolo, inglese e italiano. Laureato in Scienze Motorie, 53 anni, sposato con due figlie, Claudia e Agata, cresciuto come tecnico nel Real Madrid, dove fece tutta la trafila delle squadre giovanili. Ha allenato in Spagna, Inghilterra e Italia. I successi più belli proprio in Inghilterra: con il Chelsea ha appena conquistato l’Europa League, con il Liverpool vinse la Champions in quell’incredibile finale vinta ai rigori sul Milan (6-5) dopo la rimonta dallo 0-3 al 3-3 nei tempi regolamentari, poi perse la finale bis due anni dopo proprio contro i rossoneri. Molto bene anche in Spagna con il Valencia: vinse due volte la Liga, la coppa Uefa e la Supercoppa europea. In quella squadra capitano e uomo simbolo era Amedeo Carboni, ex della Sampdoria, poi suo collaboratore tecnico nell’Inter. Gli anni migliori della storia per il Valencia che proprio con Benitez alla guida riuscì ad annullare le distanze da Barcellona e Real Madrid ed a firmare tanti successi storici. «La mia mentalità è vincere giocando bene», questo lo slogan dello spagnolo. Un’altra frase celebre: «Fare un buon calcio e vincere sarebbe perfetto, altrimenti è sempre meglio vincere perchè dopo puoi sempre imparare…»
Poco felice la precedente esperienza italiana nell’Inter. Moratti lo prese per il dopo Mourinho, un’eredità pesantissima. Durò solo sei mesi sulla panchina nerazzurra, vinse il Mondiale per club, unica gioia tra tante delusioni fino alla risoluzione consensuale del rapporto il 23 dicembre 2010. Non scattò mai una vera scintilla, Benitez diede indicazioni sul potenziamento tecnico che non furono garantite. Quest’anno ha ricominciato l’avventura in panchina con il Chelsea subentrando a Di Matteo (che l’anno scorso vinse la Champions League) e l’accoglienza per lui non è stata delle migliori per il suo passato nel Liverpool. Nonostante il suo addio sia stato già annunciato da tempo, ha svolto il suo lavoro con grande professionalità riuscendo ad arrivare fino in fondo in Europa League con la vittoria in finale per 2-1 sul Benfica.
Benitez allenatore esperto, forgiato alle pressioni, duttile da un punto di vista tattico. Gioca con il classico 4-2-3-1 o il 4-3-2-1, quindi la base di partenza è la difesa a quattro. Con il Liverpool aprì un ciclo pur non riuscendo mai a vincere la Premier League, conquistando una coppa d’Inghilterra. La punta di diamante era il Niño Torres, che poi ha ritrovato nel Chelsea. E la squadra ruotava su Gerrard, il capitano di mille battaglie. Andò via nell’estate 2010, il Liverpool fu poi avversario del Napoli in Europa League ma sulla panchina c’era Hodgson. L’Europa League l’ha vinta con il Chelsea e sul suo sito ufficiale ha ringraziato tutti quelli che hanno contribuito al successo. «La priorità è l’Inghilterra perché la mia famiglia vive qui, ma se dobbiamo andare allì’estero lo faremo. Una volta che c’è la possibilità di avere un buon progetto, ho bisogno iniziare a lavorare fin dal primo giorno, sono metodico, vorrei iniziare a lavorare con i miei giocatori il più presto possibile», ha detto in un’intervista a Sports Illustrated.
Allenatore esperto, abituato a guidare gruppi con elementi di esperienza e di lavorare con i giovani. Lo spagnolo è da considerare uno dei top manager. La pagina più bella della sua carriera è la finale di Champions vinta ad Istanbul: il Milan di Ancelotti chiuse 3-0 il primo tempo (reti di Maldini e doppietta di Crespo), il Liverpool in sei minuti segnò tre reti nella ripresa. Poi la sfida si concluse ai rigori con la vittoria dei Reds. Restano molto pesanti la coppa Uefa vinta con il Valencia e l’Europa League appena conquistata con il Chelsea, dopo l’eliminazione dei Blues nel girone di Champions League dove figurava la Juventus. Con i Blues ha poi perso la finale del Mondiale per club contro i brasiliani del Corinthians.
La Premier League, la Liga, l’esperienza in Italia con l’Inter, poi la separazione con Moratti. Era un anno difficile, quello del dopo Mourinho, l’Inter aveva vinto il Triplete l’anno precedente. Una squadra svuotata da un punto di vista fisico e mentale. Non era facile quell’anno la ricostruzione, fu chiamato alla fine di un ciclo vincente.

Fonte: Il Mattino

La Redazione

P.S.

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