Pepe Reina firma con il Bayern, il popolo azzurro va giù pesante di amarezza e rammarichi e lui, che è una persona sensibile e anche un uomo molto pratico e coraggioso, decide di prendere in mano la situazione. Dov’eravamo rimasti? Ah, sì, alla (maledetta) notte gallese di Swansea, quella in cui Rafael Cabral detto Rafael e basta salutò tutti nel bel mezzo di una partita da autentico mostro. Peccato interrompere il fluido: ritorno in grande stile sul palcoscenico internazionale e figurone con i fiocchi al cospetto dei grandi di Spagna. Sì, sì: chiedere al Barça un pensierino sulle doti del portiere brasiliano. E poi, chiedersi tipo selfie: ma a cosa servirebbe mai un altro portiere? Il Napoli è suo.
LUI E PEPE. E allora, titoli e titoloni da Ginevra: Rafael ovunque (insieme con Koulibaly). Rafa portierone che blinda la porta e poi la vittoria: pezzi di bravura a ripetizione su Pedro, Munir e Deulofeu, con variegata gamma di interventi e modalità. Sicurezza e personalità; e poi un buon bagaglio di tecnica, affinata già un bel po’ rispetto agli esordi italiani, e la reattività dei tempi migliori. Un portiere completo. Un atleta che, c’è da scommetterci, non farà rimpiangere il grande Reina: la sua ombra da gigante, riflessa dalla Baviera su Ginevra, è gradualmente sfumata fino a sparire. E d’accordo il dispiacere umano e sportivo, perché a Napoli e nel cuore del suo popolo Pepe ha lasciato davvero il segno, però mercoledì, in Svizzera, è cominciato un altro ciclo. Beleza.
OBIETTIVO CHAMPIONS. Dopo il ritorno sull’amichevole ribalta europea, ora è tempo di intensificare la preparazione in vista della sfilata su quella seriamente internazionale: «Sarà una stagione molto impegnativa per noi, a cominciare dalle prossime settimane: avremo due partite troppo importanti per andare in Champions. Daremo tutto per raggiungere i gironi» . Parole recenti del portiere paulista, 24 anni e un’esperienza internazionale di assoluto livello maturata negli anni del Santos: 126, le partite collezionate con la maglia del club che fu di Pelé tra il 2010 e il 2013, ma soprattutto la conquista della Coppa Libertadores (2011) e della Recopa Sudamericana (2012) da protagonista, oltre a una Coppa del Brasile (2010) e tre titoli nel Paulista (2010, 2011, 2012). E’ giovane, Rafael, ma di esperienza ne ha eccome. Oltre a un carattere duro come il granito: non si ferma davanti a niente. Non lo ha mai fatto.
FARAGLIONI E MONTAGNE. Uomo di fede evangelica, il portiere di Sorocaba, ma soprattutto scalatore di montagne professionista dotato di una forza interiore fuori del comune: il grave infortunio rimediato a febbraio in Europa League, e smaltito in poco più di quattro mesi, non è mica stato il primo della sua carriera. Macché: nel 2009, dopo essere arrivato sulla cima santista, si frattura la tibia in allenamento, mentre nel 2012 è costretto a rinunciare ai Giochi di Londra per un infortunio al gomito. Grande delusione. Ma sempre meno dell’ultima: se non si fosse infortunato, Rafael avrebbe partecipato al Mondiale in casa come terzo portiere. Che beffa. E che carica: «Sono tornato più forte di prima» , il nuovo slogan. Con tanto di foto-tweet post Barça: «Posto Bellissimo, Gloria a Dio. Pranzo con la mia principessa!!» , la dedica di ieri con vista – sui Faraglioni di Capri – alla splendida moglie Vanessa. Finalmente un po’ di serenità. In attesa della Champions.
Fonte: Corriere dello Sport
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