Il loro momento arriverà, c’è da giurarci. Solo questione di tempo perché Rafa Benitez è fatto così: ha un preferito, certo, ma la riserva il suo spazio lo troverà. Dura la vita, comunque: soprattutto se uno deve fare la parte del vice Reina e l’altro quella del vice Higuain.
Le facce nuove di questo Napoli sono al lavoro in questi giorni a Castelvolturno agli ordini di Fabio Pecchia. Rafael e Zapata sono gli unici due acquisti provenienti direttamente dal Sudamerica di questo mercato estivo dove De Laurentiis, per la prima volta, ha preferito scegliere i rinforzi e fare affari soprattutto nei campionato europei. La baby generation scalpita e ha voglia che scocchi il momento per mettersi in vetrina.
Due giovani leoni: perché non c’è solo il Pipita in copertina. Il mercato del Napoli mette in vetrina due under 23 arrivati in serie A con alle spalle stagioni da titolari in campionati dove si gioca senza vedere mai la carta d’identità. Uno, il portiere, ha compiuto 23 anni a maggio. È brasiliano. Il Napoli lo ha acquistato per 5 milioni sottraendolo al Manchester United. E in Inghilterra si sono infuriati. Perché hanno capito di aver perso un aspirante campione.
L’altro, Zapata, è colombiano ma arriva dall’Argentina, da un club amico come l’Estudiantes con cui spesso gli azzurri fanno operazioni. Di Duvan parlano tutti. I suoi gol nel Torneo Inicial, la sua personalità, il suo fisico che sembra quello di un velocista sono l’ideale all’interno di un meccanismo di gioco adatto ai suoi mezzi tecnici. Un meccanismo che ha spinto Benitez ha bocciare il ritorno di Edu Vargas.
In fondo poi non sono neppure costati tanto: la metà di quanto speso nel gennaio del 2011 per Turboman. E difficilmente faranno peggio del cileno. Le regole di Rafone valgono per tutti, ma per i giovani un po’ di più e per quelli di talento ancora di più, perché il rischio di montarsi la testa è alto. In realtà sia Duvan che Rafael sono due che imparano in fretta e che vivono la loro giovane età, il primo ha 22 anni e l’altro 23, con una discreta maturità.
Pep Reina non fa che parlar bene di questo ragazzo che ha il compito di fargli la riserva: le sue frasi sono quasi l’investitura a un rango superiore, quello dei giocatori che fanno la differenza, e Reina non è il tipo da concedere un simile onore a chi non lo merita o lascia dei dubbi per il suo comportamento.
Zapata è sotto lo stretto controllo di Rafa che ne cura i dettagli della preparazione anche perché reduce da un periodo di allenamenti non proprio intenso. Ma il Napoli è convinto di avere tra le mani un giocatore che potrà diventare uno dei più forti attaccanti del mondo nel giro di poco tempo.
Rafael ha fatto commuovere persino il grande Pelè: i suoi nipotini terribili del Santos hanno riconquistato la Libertadores nel 2011, 48 anni dopo l’ultima volta. Quella notte i tifosi intonarono tre nomi: quello del «’o rey», quello della nuova perla nera, Neymar e il suo, del portiere-miracolo che contro il Peñarol parò qualsiasi cosa. Per intenderci: quel giorno aveva appena 21 anni.
Rafael e Zapata sono due ragazzi sveglio, tanto sicuri di sé da apparire quasi sfrontati quasi sfrontato. Entrambi hanno ammesso di essersi commossi alla vista del pubblico del San Paolo. I riflettori, fino ad adesso, se li prendono Gonzalo, Hamsik e gli altri, ma ci sono altre facce nuove nel ribaltone Napoli targato Rafa.
Zapata, da martedì aggregato a tempo pieno, ha stupito lo staff medico per la compattezza del fisico e per i test atletici che dimostrano la sua rapidità nonostante i quasi 190 cm. Ha lo sguardo un po’ guascone, con tanto di cappellino nella prima serata allo stadio, nel giorno dell’esordio contro il Bologna.
L’attesa per tutti e due è misurata, contenuta. Chi gli sta davanti, nelle gerarchie tecniche, non sembra aver bisogno di pause (anche se Reina non è sembrato proprio impeccabile col Chievo). Da che mondo e mondo sono stati sempre i pezzi da novanta ad infiammare il mercato, a far sognare i tifosi. Eppure questi due ragazzi hanno tutti i mezzi per poter infiammare i tifosi azzurri.
Fonte: Il Mattino.
La Redazione.
D.G.
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