L’ha detto davanti ai microfoni, dopo la partita di domenica con il Paok, e poi l’ha ribadito in stereofonia tra amici intimi – si fa per dire – attraverso gli immancabili social: «Mi sento più forte di prima» . Chiaro come stanno le cose? Lui, Rafael Cabral, in arte paulista semplicemente Rafael, è pronto a recitare da titolare e numero 1. Simbolico e di fatto: «Ho tutto per fare bene» .
CHE EMOZIONE. E allora, il ritorno di Rafa II al San Paolo: in amichevole, d’accordo, ma pur sempre sull’erba dello stadio che, oltre a vivere come teatro della cavalcata scudetto e delle magiche notti di coppa, lui vorrà trasformare al più presto in proprietà privata. Casa dolce casa, quella porta che nella stagione precedente ha visto con il contagocce sia per la presenza di Reina, sia per il maledetto infortunio che nella fredda notte gallese del 20 febbraio gli tolse il calcio per un bel po’. Il passato è alle spalle, per fortuna. O magari grazie a Dio, come ripete di continuo: «Mi sento bene. Sto davvero molto bene: ho recuperato perfettamente, al cento percento. Mi sento più forte di prima: tornare al San Paolo è stato emozionante». Non accadeva dal 25 gennaio: Napoli-Chievo 1-1, la sua ultima da titolare a Fuorigrotta. Poi, panchina con il Milan e arrivederci a tutti.
PEPE SULLA CODA. Evviva il Paok, insomma. Evviva il rientro in grande stile: perché d’accordo il mercato e l’ombra di un Reina che, fino alla fine dei giochi con i Reds, sarà comunque ingombrante, però Rafael ha intenzione di non lasciare neanche le briciole. “Sono scelte della società, non mi preoccupa”. Inutile girarci intorno: a 24 anni è pronto a sentirsi il titolare del Napoli? «Sono tranquillo. Ripeto, certe scelte spettano al club: sapevo che la prima stagione sarebbe stata un po’ più difficile, ma quest’anno ho tutto per fare bene» .
CHAMPIONS FONDAMENTALE. Già, qualità ne ha da vendere, il ragazzo di Santos, provincia di Pelé. E soprattutto ha un carattere duro come il porfido e una fede – da evangelico – inattaccabile: non lo scalfisci neanche con le cannonate. No. Ed è un aspetto molto positivo. Come il suo equilibrio: «Guardo avanti: sarà una stagione molto impegnativa per noi. A partire dalle prossime settimane: avremo due partite troppo importanti per andare in Champions. Daremo tutto per raggiungere i gironi» . Indicazioni dalle amichevoli? «Dobbiamo migliorare, però sono convinto che saremo pronti per gli impegni ufficiali» . In questo senso, benedette siano le partite di mercoledì a Ginevra con il Barça e quella dell’11 agosto con il Psg al San Paolo: test attendibili a dire poco.
SCUDETTO E SELECAO. Archiviata la questione preliminare, che tra l’altro venerdì avrà anche un nome (con il sorteggio), il Napoli dovrà cominciare a sdoppiarsi. Magari a dividersi in tre, considerando il campionato e la Coppa Italia. A proposito: lo scudetto è l’obiettivo dichiarato della società. «Sappiamo di essere una buona squadra e di avere una rosa fortissima» . E non è neanche finito il mercato. «Per lo scudetto, però, non facciamo proclami ». O meglio, lui preferisce evitare. «Dobbiamo soltanto allenarci e lavorare molto: soltanto così potremo vincere» . Mentalità tedesca ed entusiasmo brasiliano. Un Brasile da riconquistare in fretta: con Scolari avrebbe fatto il terzo al Mondiale, con Dunga invece vuole conquistare la proprietà della porta. Modello-Napoli. Un destino che non lo spaventa.
Fonte: Corriere dello Sport
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