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Rafa padrone a Milano. Lo spagnolo gongola e si riprende San Siro

NAPOLI – Il tempo è volato via: e alle generazioni che non c’erano, ventisette anni fa, l’avevano semplicemente raccontato i padri, i nonni e magari gli zii. L’ultimo miracolo a Milano si perde negli archivi, 13 aprile del 1986, il secolo scorso, un altro Napoli, quello di Maradona e di Bruno Giordano: la belle epoque cominciava in quei giorni, ma c’era Diego e si poteva sognare, spalancando gli occhi su quell’universo che ora canta fradicio di felicità, in una notte in cui Rafa Benitez può coccolare il proprio cuscino e ringraziarlo per avergli dato le dritte giuste chieste alle vigilia, per avergli suggerito la porticina che conduce nella Storia. Ventisette anni dopo, è il Napoli di Benitez.
Milan 1, Napoli 2: però, Benitez, è stata dura.
«Ma molto bello, perché il lavoro della squadra è stato notevolissimo ed alla fine ci siamo riusciti e l’abbiamo meritata. Novanta minuti intensi, costretti anche da un Milan a soffrire, ma abbiamo dimostrato di essere una squadra».
Ma non il Napoli più bello…
«Probabilmente è vero, ma in campo non si sta da soli e la reazione dei rossoneri ci ha costretto ad un sacrificio enorme, che è arrivato da tutti, nessuno escluso. Abbiamo corso, coperto e siamo ripartiti. Ci abbiamo creduto, siamo stati bravi: quattro vittorie più una in Champions, possiamo essere fieri di quello che stiamo realizzando. Ma la stagione è lunga».

Fino a che punto Benitez è sorpreso di questa partenza straripante?
«Lo sono fino ad un certo punto perché io già in ritiro avevo avuto modo di verificare la consistenza degli uomini a disposizione e la loro disponibilità assoluta. Se continuiamo in questa modo, riuscendo a perfezionare alcuni automatismi della fase difensiva, tutto verrà più semplice».
Per il Milan, i rigori contro di lei sono una disperazione…
«E’ da un po’ che si procede a studiare gli specialisti, adesso ci sono le televisioni ed è anche più semplice rispetto al passato. Ma questo è bel premio al preparatore, a Reina. E poi io avevo l’esperienza di Istanbul, contro il Milan…Lì c’era Dudek».
Alcuni in sofferenza, Insigne innanzitutto nella ripresa…
«Ma non era l’unico, perché quando si gioca così tanto è inevitabile accusare un piccolo calo. E in quel momento che emersa la generosità del gruppo, c’è stato uno sforzo ancora maggiore per riuscire ad aiutare chi era in difficoltà. Ma Lorenzo ha offerto quello che poteva, non si è mai fermato, ed è riuscito anche ad essere pericoloso…».
L’idea Maggio, ch’era in panchina, non l’ha mai accarezzata?
«Maggio non c’era perché Mesto è un gran calciatore e poi perché aveva qualche problema, un lieve affaticamento».
E alla fine avete avuto un pizzico di paura: tutta colpa di Supermario…
«Non era facile controllare Balotelli, capace di andare a disturbare alle spalle del nostro centrocampista e di dar pressione ai nostri due centrali. E poi il Milan ha fatto un’ottima partita. Ma siamo solo all’inizio della stagione, però vincere qua contro questa squadra è soddisfazione».
Fonte: Corriere dello Sport

La Redazione
L.D.M.

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