Dicono che Rafa Benitez, castigliano di Madrid, abbia un cruccio nella sua vita spericolata di allenatore: non aver avuto la possibilità di cavalcare l’onda fortunata di Roman Abramovich, nei tempi d’oro in cui il magnate russo era il proprietario del Chelsea e spendeva e spandeva senza limiti. Sono rimasti insieme soltanto per dieci mesi in cui Benitez si è dovuto accontentare: stipendio «basso» (meno di 3 milioni) e nessun grande acquisto.
Ora, arrivato in Italia, si è rifatto: De Laurentiis ha già speso per lui oltre 80 milioni di euro, piazzando il Napoli tra le squadre regine del mercato in Europa. E lui, Rafone, si è preso subito la corona di Paperone delle panchine italiane: ha firmato, infatti, un triennale da 3,5 milioni di euro. Netti. Più una serie di bonus che potrebbero far schizzare a fine stagione i suoi compensi a quasi 4,5 milioni. Ma non finisce qui: perché il Napoli per averlo ha dovuto dire di sì anche ai suoi collaboratori che, rispetto allo staff di Mazzarri, guadagnano praticamente quattro volte di più.
Con 3,5 milioni di euro all’anno, Benitez è in cima alla classifica dei «papertecnici» italiani. Anche se non è solo: con lui, alla stessa cifra, ci sono Antonio Conte (che lo scorso anno era svettava con 3 milioni netti) e Walter Mazzarri. L’ex tecnico del Napoli, passando all’Inter, ha visto aumentare di un milione di euro a stagione la propria busta paga. Attenzione però: Moratti non ha fatto altro che pareggiare l’offerta che l’allenatore di San Vincenzo aveva rifiutato da De Laurentiis che pur di trattenerlo gli aveva proposto il rinnovo a questa cifra.
Costano cari i nostri top-allenatori. Ma niente rispetto a quello che guadagnano all’estero Lippi, Mourinho o Ancelotti, giusto per fare qualche nome. Spalletti, per esempio, allo Zenit intasca 5,5 milioni all’anno. Giusto per intenderci.
Niente male, tutto sommato, per Benitez. E facendo due conti in tasca al tecnico del Napoli, esce fuori che anche dalla sua prima esperienza italiana, quella di sei mesi all’Inter nel 2010, ne è uscito benissimo: tra buonuscita, liquidazione e premi intascò circa 5 milioni e 300mila euro (l’ingaggio per il primo anno era di 4.750mila euro). Per 176 giorni di lavoro. In pratica, circa 30mila euro al giorno.
Classifiche, che passione. Ma il gioco è semplicissimo: la serie A, in questa stagione, vede crescere del 30 per cento il costo degli allenatori. Colpa anche dei presidenti che li esonerano, ovvio. Ma sembrano distanti anni luce i tempi in cui José Mourinho all’Inter intascava qualcosa come 11 milioni. A libro paga Moratti, nello stesso anno, aveva anche Roberto Mancini (6 milioni di ingaggio). Massimiliano Allegri, in bilico fino a giugno, ha ancora un solo anno di contratto col Milan: prende 2,5 milioni all’anno e se dovesse restare in rossonero chiederà di avvicinarsi ai tre.
Grande balzo in avanti lo ha fatto anche il tecnico rivelazione, Vincenzo Montella: l’allenatore di Castello di Cisterna quando è arrivato alla Fiorentina guadagnava 1 milione di euro. Ieri ha rinnovato e rafforza il suo quinto posto nella classifica degli allenatori italiani più ricchi. L’altro napoletano in panchina, Sannino, al Chievo non se la passa male: ha un ingaggio di 800mila euro. Garcia alla Roma si accontenta: prende 1,3 milioni, poco meno di quello che percepiva Zeman un anno fa (i giallorossi pagano ancora lo stipendio al boemo).
Attenzione. Ci sono paperoni, ma anche «paperini» in questa serie A: è Nicola l’ultimo nella classifica degli ingaggi. La conferma di Spinelli sulla panchina del Livorno gli è valsa un contratto di «soli» 250mila euro. 50 mila in meno di Liverani. Ma non perché Preziosi faccia l’avaro della situazione. In busta paga il Genoa ha già ben altri tre allenatori: De Canio, Del Neri e Ballardini.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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