Come se fosse una partita di ciapa no, che sarebbe il tressette a perdere. Come se fosse un’epidemia. Come se fosse, e sembra lo sia, la maledizione della fascia sinistra: perché stavolta, inutile girarci intorno, c’è ben poco da industriarsi, bisogna far di necessità virtù, mischiare il Napoli e ritrovarlo nella sua edizione riveduta e corretta senza Insigne, senza Zuniga (e si sapeva) ma anche senza Mertens (e si temeva) e probabilmente senza Ghoulam (e si sospetta). Come se fosse facile, insomma, rinunciare tutto d’un colpo alla rapidità, alla freschezza, all’inventiva, alla intrapredenza e alla esuberanza di chi su quella corsia sa garantire tanta corsa e tantissima qualità: fuori (quasi) tutti, contemporaneamente, con una porticina aperta per Ghoulam che rientra nel pomeriggio ma che porta con sé nelle gambe la fatica di 8 gare giocate in 28 giorni e altrettante da consumare nello stesso periodo.
Ed allora, la cronaca separata dalla formazione sottolinea che: Insigne e Zuniga sono a Castelvolturno ma per il processo di recupero che ha i suoi tempi; che Mertens dovrebbe arrivare domani e che dunque va depennato dall’elenco dei disponibili per la partita con il Cagliari – probabilmente anche da quella di giovedì a Praga – e che l’alagerino ha speso talmente tante energie che conviene inventarsene un’altra. Mica semplice, per farla breve, ma il campionato continua, non aspetta i recuperi, ed almeno rivedere Hamsik, Higuain, Rafael allenarsi e poi scoprire che sono rientrati anche gli altri Nazionali, dà sollievo a Benitez, che almeno può cominciare a spiegare come affrontare non solo il 4-3-3 di Zeman ma pure questo virus “mancino” che s’è scatenato ed ha dimezzato il Napoli.
In teoria, ovviamente, squadra suggerita dagli eventi, con i dubbi amletici di chi è costretto a decidere: ma Britos ha gamba ed anche una certa confidenza con il ruolo di esterno basso e davanti a lui, volendo, può sempre provarci Callejon che certo sta meglio dall’altra parte ma che nel caos attuale il sacrificio lo farebbe. A quel punto, va trovato l’omologo della fascia opposta: percentuali alla pari per De Guzman e per Mesto, ognuno con una natura diversa; ma se l’olandese è più centrocampista, l’italiano ha un passato da tornante offensivo e qualcosa, raschiando il fondo della memoria, può ricordare.
Fonte: Corriere dello Sport
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