C’è dell’altro, chiaramente, perché il mercato ha varie voci, tra le quali quelle in uscita: c’è un retaggio (economicamente pesantuccio) del passato da sistemare, uomini ai quali restituire la propria dignità professionale e stipendi da rimuovere del budget societario. C’è un tandem che aspetta a bordo campo, per rimettersi in moto, per dare un senso alle proprie giornate, per consumare agonisticamente la quotidianità: e ora che il mercato a gennaio riaprirà, ci saranno due cessioni, forse le uniche, da consumare. C’è Radosevic che in realtà è ancora un ragazzino, perché compirà venti anni ad aprile, ma, poverino, s’è ritrovato in una situazione troppo grande per lui: innanzitutto l’investimento, due milioni e trecentomila euro, poi la dimensione di una squadra extralarge per la sua esperienza. Qualcosa bisogna trovare già prima, per consentirgli di giocare, una collocazione che ne verficasse il talento ad esempio: ma pure quest’anno non ci sono riusciti ed il mediano sta assimilando in allenamento, ma di partite gli resta poco, solo la tribuna. Poi c’è Rosati, il portiere, un altro sforzo (all’epoca) rilevante e un uomo in più a disposizione, però come quarto portiere, dunque allenandosi ma senza mai riuscire a vibrare per una vigilia, per la tensione che ormai non gli appartiene più e che può essergli restituita soltanto tra due mesi, se riusciranno laddove in estate hanno fallito. Gennaio è ad un soffio e rappresenta la finestra sul futuro per chi perlomeno adesso non ha un presente: il mercato è un tormento, vero, ma può anche essere estasi…
Fonte: Corriere dello Sport
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