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Radio Crc a Poggioreale

Il rumore sordo dell’enorme portone di legno scatena un tonfo nell’anima e ciò che resta del mondo, ormai chiuso a tripla mandata oltre la barriera del suono, è l’eco lontana della vita ormai denutrita e persino della memoria. Il Cristo che t’accoglie, oltre il metaldetector, ha lo sguardo consumato dalla propria sofferenza eppure sembra osservi le espressioni vaghe che sfilano nel corridoio, un’inferriata dietro l’altra, sino a lasciarsi alle spalle se stessi. Poggioreale è un anfratto in cui l’esistenza va a rinchiudersi, l’angolo della malinconia, dello svilimento, che in novantotto anni ne ha raccolte di storie e che ora, nel Terzo Millennio, ne accoglie ancora tante, troppe, duemilaseicento laddove ce ne dovrebbero essere appena millequattrocento, un ammasso di corpi che si sono buttati via e che però sperano di recuperarsi. Poggioreale, periferia di un «io» rinchiuso tra mura di cinta enormi, la Napoli marginale che sfila nel buio e là resta, in attesa di un’ora d’aria o d’un giorno speciale, d’emozioni riacquisite d’incanto, un surrogato – certo – però godibile, con una boccata di realtà ormai dimenticata che irradia energia e lascia sprigionare luce e speranza a quei trenta detenuti radunati nella cappella per lasciargli intravedere il vissuto ormai sepolto da un po’.

VOCI, CIOE’ EMOZIONI – Radio Crc targata Italia vola nell’etere e, stavolta, atterra pure fisicamente al di là della recinzione, con il bello della «diretta» (in realtà una differita, da mandare in onda oggi) di «Si gonfia la rete», centoventi minuti a microfono aperto per lasciare che la passione calcistica di chi il Napoli deve immaginarselo, lasciandosi trascinare dalla fantasia, possa ora esplodere chiacchierando con Peppe Bruscolotti, il capitano della belle epoque, e con Pasquale Casale, mediano di un’epoca invece meno rigogliosa, per dissetare la propria curiosità attraverso quesiti da rivolgere anche a una serie di cronisti e persino al sindaco di Napoli, Luigi De Magistris.
TIME OUT – E’ un mercoledì particolare, salutato da un’ovazione da stadio per l’omaggio del cardinale Crescenzio Sepe, rappresentato da don Franco Esposito, che dopo aver auspicato l’abbattimento d’un padiglione per costruire un campetto, lascia trasparire la propria soddisfazione per un annuncio ch’è gioia: «Dalla prossima settimana, in ogni cella, sarà possibile guardare in tv le partite del Napoli, riafferrando il gusto particolare di un’ emozione, in attesa per ognuno di loro possa cominciare il secondo tempo e spalanchi la libertà perduta» . Centoventi minuti così rappresentano un soffio di normalità che Cosimo Giordano, direttore di Poggioreale, suggerisce di assaporrare appieno ( «perché lo sport è un veicolo importante in luogo come questo» ): ma è l’atomsfera ch’è ovviamente diversa, con una serenità che par di cogliere mentre dal palchetto allestito sull’altare parla Carmine Antonio Esposito, il presidente del Tribunale di sorveglianza di Napoli.
GRAZIE SINDACO- La sfida più intensa è un’altra, però adesso si può avanzare qualche domanda, inseguire il terzo posto, cullarsi tra Lavezzi, Hamsik e Cavani, godersi la maglia di Paolo Cannavaro autografata e bearsi dei cappellini inviati dal Napoli, cantare con Massimo Cannizzaro ‘o surdato ‘nnammurato e poi applaudire il Sindaco per aver portato a Napoli la Coppa America: «Perché noi siamo orgogliosi di poter ospitare questa manifestazione» . E lasciare che un alito di vento lasci sfilare via le vele verso nuovi orizzonti, mentre il portone, stumff, stavolta magari offra un suono dolce e intorno ci sia la luce vera.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
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