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Rabbia Juve Stabia: «Ko ingiusto, battuti anche dall’arbitro»

Le accuse del presidente Manniello: "2 rigori negati e una mancata espulsione"

Cade ancora la Juve Stabia, sconfitta a Verona 2-0, risultato che ne mortifica oltremisura i demeriti. Ma, secondo il team campano, se la truppa di Mandorlini ha potuto riscattare il tonfo di Pescara, deve innanzitutto omaggiare il direttore di gara, che alla Juve avrebbe scippato due calci di rigore. Il primo, per un’infrazione di Mareco, autore di una palese gomitata sul volto di Danilevicius uscito sanguinante dal contatto; il secondo, su Sau che, in piena area, viene agganciato da Maietta: l’arbitro indugia un attimino, poi fa ampi cenni che è tutto ok. Episodi che faranno infuriare a fine gara il presidente Manniello, invano esortato a tacere dal tecnico Braglia, dal canto suo reso muto dalla squalifica. «Con quest’arbitro non ce ne va bene una, perché non è la prima volta che la Juve Stabia è costretta a recriminare per torti subìti, spero solo che non ce lo facciano incontrare più sulla nostra strada. C’erano due rigori e su Danilevicius anche l’espulsione a carico di Mareco». Poi, Manniello si apparta con Braglia per discutere di mercato (il tecnico sembra chiedergli al massimo una cessione).
A proposito, alla Juve Stabia, espressasi su livelli più elevati rispetto alla sconfitta con il Sassuolo, mancava uno dei suoi pilastri, il febbricitante Cazzola, veronese doc e uomo mercato: il presidente ha confermato che per il forte centrocampista le richieste fioccano, ma lo ha paragonato a quella ragazza che tutti dicevano di volere ma con la quale nessuno era intenzionato a convolare veramente a nozze, intendendo che la Juve Stabia potrebbe anche privarsene ma solo se gli acquirenti si decidessero a presentarsi con un’offerta commisurata all’effettivo valore di Cazzola. E, quanto il ragazzo incida nell’economia del gioco, lo si è visto anche a Verona, laddove la Juve ha denotato ambasce sopratutto nella zona nevralgica del campo, non disponendo di chi le conferisse profondità con le sue ben note accelerazioni.
Nel primo tempo, come rimarcato da Morris Molinari, si è vista una squadra più che competitiva. Che rintuzzava senza problemi i tentativi della multinazionale scaligera (sulla distinta erano rappresentati 9 Paesi), solo dopo la mezzora Gomez imbuca un paio di avversari inducendo il portiere Colombi ad alzare oltre la trasversale. Ma l’undici guidato da Isetto (Braglia, come detto, era squalificato) attua un bel pressing e rapide ripartenze, ottiene uno-due-tre angoli consecutivi, su uno di questi Mareco deve arrangiarsi a danno di Danilevicius, ineffabile l’arbitro. Poco male, azione di Erpen, gli subentra Zito, cioccolatino per Mezavilla, ma il brasileiro ciabatta in malo modo esaltando i riflessi del connazionale numero uno veneto. Un lampo e siamo sul versante opposto, D’Alessandro si beve Molinari, nello squarcio si avventa l’arrembante Scaglia bravo a capitalizzare l’ottima giocata del compagno in sovrapposizione. Quindi, il torto a danno di Sau.
È solo Juve Stabia dopo il tè caldo: Zito, Baldanzeddu, Erpen, Sau, a salve la batteria stabiese. Al 20’ deve uscire Scognamiglio, infortunato, Pichlmann ne approfitta, non lo arginano né Molinari e né Dicuonzo, Colombi fa fallo da penalty, ma rinviene Bandanzeddu, la sfera rotola nel sacco. Sembrerebbe autogol, ma il difensore sardo negherà poi di aver toccato la palla; se così è, non resta che plaudire alla prodezza dell’attaccante austriaco, bravo a prevenirlo in stirata. La Juve cerca almeno il gol della bandiera: pia illusione.

Fonte: Il Mattino

La Redazione

M.V.

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