I brasiliani imparano giocando sulla sabbia. Quando un ragazzino inventa un dribbling sulla spiaggia di Copacabana, è capace di ripeterlo ovunque. «Noi invece giocavamo instrada»,ricorda spesso sorridendo Antonio Floro Flores. Noi, vuol dire: quelli del Rione Traiano. I sogni sull’asfalto: quelli suoi, il Butragueno del settore giovanile del Napoli di Montefusco a fine anni ’90 uguali a quelli dei Cannavaro, di Aniello Cutolo, di Ciccio Foggia. Tra l’allora casa di Paolo e Fabio Cannavaro, a via Mario Gigante alla Loggetta e casa Floro Flores, a via Marco Aurelio, ci sono circa 250 metri di distanza. Più o meno quelli che separano adesso le vite dei due a Sassuolo, la cittadina emiliana che non ha neppure la metà degli abitanti del loro quartiere. Si sono ritrovati lo scorso gennaio, dopo essersi separati da ragazzini: un’adolescenza gomito a gomito «a farci schiattare il pallone perché facevamo troppo rumore», ricorda Paolo che ha solo due anni in più di Antonio e molto spesso si ritrovava da bimbo a dividere gol e risate alla Parocchia Maria Immacolata della Medaglia Miracolosa. Lui e Cannavaro, i figli del San Paolo, sulla strada del povero Napoli. Entrambi cresciuti avendo da- vanti agli occhi lo stadio di Fuorigrotta: un impianto che hanno frequentato prima da tifosi di curva, poi da raccatta palle, infine da attori protagonisti. Certo, chi più e chi meno. Floro Flores è andato via, nel 2004, con il groppo in gola e una manciata di gol all’attivo in serie B: «Era tutto un altro Napoli: mi sarebbe tanto piaciuto giocare nel club di DeLaurentiis».
Nel club di De Laurentiis ci ha giocato, eccome se ci ha giocato, Paolo Cannavaro. Il capitano azzurro dal 2007 al 2013. L’ultima volta all’Olimpico contro la Roma, a ottobre scorso. Poi via, quasi in esilio. Per Benitez non era all’altezza delle sua difesa. E allora a 32 anni ha ricominciato alla corte di Squinzi e del Sassuolo. Hanno le stesse passioni per Gigi D’Alessio e Nino D’Angelo, ma anche quella smisurata per i tatuaggi. Hanno tre figli entrambi. E Floro Flores sogna di adottarne un quarto: emozionò tutti quando cercò di ottenere in affido il piccolo abbandonato a una stazione della Circumvesuviana lo scorso aprile. Bussò alla porta del Tribunale dei minori: «Lo prendo io». Lo fermarono spiegandogli che non è così semplice farlo. Ma adesso è in lista per diventare ancora una volta papà. Floro Flores è ormai abituato a fare l’ex (quella di oggi è la tredicesima volta da avversario: e non ha mai segnato), per Paolo è diverso perché è solo la sua seconda volta: la parola vendetta non gli piace, ma è chiaro che con Rafa ha un conto aperto. Del suo Napoli, d’altronde, c’è rimasto poco o nulla: ma è la maglia azzurra che ha per lui un significato speciale. Ed è per questo che lui in cuor suo si sente ancora il capitano. Anche se adesso gioca nel Sassuolo.
Fonte: Il Mattino
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