Nome: Roberto. Cognome: Insigne. Ruolo: esterno d’attacco. Segni particolari: fratello di Lorenzo. La carta d’identità calcistica è il codice genetico del talento. La verità è tutta nel DNA. Gli Insigne sono fatti per tirare calci al pallone. L’albero genealogico è un almanacco. Questione di discendenza. Da papà Carmine. Centrocampista della Casertana di Beppe Materazzi. A Marco, il più piccolo: ora senza squadra come Antonio. Che è il maggiore. Ed è ormai sul mercato dopo una stagione con l’Ortese: contratto scaduto. Giocano tutti, gli Insigne. Lorenzo è la stella: accecante. Dietro, una scia luminosa. Con Roberto che brilla però di suo. Il sinistro, accende. Il cognome sulle spalle, fa tutto il resto.
DINASTIA – Buon sangue non mente: la qualità è ereditaria, si tramanda. E anche le esperienze sono patrimonio di famiglia. Come Lorenzo, farà anche Roberto. Tutto nei tempi giusti. Gol e assist con la Primavera, l’esordio in prima squadra e ora, almeno un anno fuori per maturare. Giocare con continuità. Lì dove c’è un allenatore che creda in lui. E lo voglia fortemente.
Il progetto di crescita è già quasi un accordo. Bigon ne ha parlato con i procuratori a Castelvolturno. E prima ancora, l’aveva fatto con Roberto Insigne. Che conosce quale e quanta strada deve fare per arrivare lontano. Queste le tappe. Almeno l’orientamento attuale. Qualche giorno in ritiro con Benitez. Una settimana almeno. Perché si diventa grandi anche così. Vivendo lo spogliatoio, allenandosi con chi ha un altro passo, intuendo meccanismi ed equilibri. Dimostrando applicazione e disponibilità. Mettendosi in mostra, insomma. Benitez vuole vederlo. Valutarlo. Capire chi è, e che cosa, tutta la famiglia Insigne può dare al Napoli. Partenza per Dimaro, quindi. Partenza col piede giusto, il sinistro. Quello dei sedici gol nel campionato Primavera e altri sei in Coppa Italia. Sudore e fatica tra i mondi.
CRESCERE – Poi dal Trentino via in prestito: secco, ovviamente. Senza diritti altrui da rivendicare. Niente riscatti, nessuna comproprietà. Il futuro è a Napoli. Il contratto già lungo e azzurro. Forse da aggiustare. Ma dipenderà solo da lui, da Roberto Insigne. Da quanto crescerà. Un anno in provincia. Due, se serve. Proprio come Lorenzo, passato da Cava, Foggia e Pescara. La serie B, un’opportunità. Tante le ipotesi: Ternana, Bari, Crotone, Pescara, Empoli e il Latina appena promosso. Che potrebbe essere la piazza giusta: Auteri è uno da tridente.
E’ però in Lega Pro che c’è la fila. Un codazzo di squadre che l’aspettano. E quindi anche la certezza o quasi di giocarle tutte, di fare la gamba, il carattere e la tempra del giocatore vero. Soprattutto se la piazza è da calcio che conta, che mette pressioni e forgia fisico e spirito. Il Perugia di Lucarelli un progetto intrigante: società importante, obiettivi ambiziosi e un allenatore che lo vuole. Davvero. Lucarelli s’è mosso deciso. Roberto Insigne può essere un colpo per il suo Perugia. L’ha visto allenarsi, c’ha giocato contro nelle partitelle del giovedì, ne apprezza il talento. E conosce le prospettive. Quelle che però anche, e prima, Benitez vuole capire. E allora, così sarà. Così dovrebbe essere. Ritiro a Dimaro, dopo in prestito. Per diventare grande. Come Lorenzo: un piccolo gigante.
Fonte: Corriere dello Sport.
La Redazione.
D.G.
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