Prepara le partite con la meticolosità di un manierista. E spesso le prepara pensando a chi ha di fronte: ai suoi pregi, certo, ma soprattutto ai suoi difetti. E’ stato così che nell’ultima stagione Beppe Sannino, di nascita napoletano di Ottaviano, pur trovandosi alla fine con il conto in rosso, ha creato a Mazzarri un sacco di problemi.
E ora che è diventato siciliano spera di fare pure meglio nella notte dell’esordio sulla nuova panchina. Non a caso, come fece pure quand’era al Siena, metterà in un angolo il suo caro 4-4-2 e farà da specchio alla squadra azzurra. Difesa a tre e centrocampo a cinque: ecco la trappola tattica che sta ripreparando per gli azzurri. E poi? E poi se Arrigo Sacchi, suo padre putativo in quanto a idea di calcio, diceva e dice che la ricetta del buon gioco e quindi del successo e: ” occ, pazenzia e bus de cul” , lui assai più pragmaticamente s’affida a un: “testa, cuore e gambe” che poi, se si vuole, alla fine è un po’ la stessa cosa. Infatti: «Il Palermo che incrocerà il Napoli al Barbera – racconta il signor Beppe – sarà una squadra assai agguerrita» . Insomma, motivata. Insomma, una squadra di corsa e di carattere. E soprattutto senza distrazioni. Concentrata su chi ha dall’altra parte e basta. Come fa lui quando in testa ha un obiettivo. Una dote, una qualità che ha affascinato prima Perinetti e poi anche Zamparini. Tant’è che il presidente ripete spesso che il suo desiderio è di vedere un Palermo a immagine e somiglianza del proprio allenatore.
Già, ma com’è Beppe Sannino? «Un uomo vero con una volontà di ferro» , giura il direttore rosanero. Un signor allenatore al quale affidarsi per sorprendere tutti e, perché no, anche per divertirsi, per il presidente.
E per Mazzarri, invece? Per lui Sannino è una vecchia volpe arrivata al grande calcio dopo una gavetta senza fine. Uno che sa il fatto suo. Uno per il quale il calcio è come una manìa. E in questo, a pensarci bene, hanno un bel po’ di cose in comune, lui e Sannino, il quale ricorda Sacchi pure un po’ nel fisico e nella pelata. Guai a fidarsi, però. Le sue “carezze” al Napoli, infatti, sanno tanto di raccomandazione ai suoi. «Gli azzurri? Una rosa di grandissimo livello, una squadra che può entrare nella lotta per il primo posto. A Pechino, episodi e risultato a parte, il Napoli è stato all’altezza della Juve» , racconta. E probabilmente è solo una sintesi imperfetta di quanto ha detto in settimana ai suoi per prepararli al gran debutto del “Barbera” . Perché lui li bombarda, i suoi. Parla. Parla tanto. Spiega e rispiega. Motiva e predica. Che cosa predica? Soprattutto l’umiltà. «Perché è stato proprio quello il segreto del Siena nella stagione scorsa. Soprattutto nelle grandi sfide come quelle con gli azzurri» . Con i quali, forse, in fondo in fondo, Sannino un conto aperto ce l’ha ancora. Quello della coppa Italia. Della semifinale, quando all’andata vinse sognando la passerella dell’Olimpico contro la Juventus e, intanto, regalando al Siena il miglior risultato della storia bianconera. Poi, al ritorno la partita si mise di traverso e la grande avventura finì lì. Ha lasciato amarezza e voglia di una piccola vendetta quella notte napoletana? Probabilmente sì. Ma pure se è così, domani sera quella voglia di riscatto ormai solo personale passerà in seconda fila. Per Beppe Sannino, infatti, esisteranno solo il Palermo e solo il campionato.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.F.
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