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Qui Napoli – “Niente scontri, nel nome di Ciro si giochi in pace”

Il cielo sopra il San Paolo, tutto il cielo dai Campi Flegrei ai Camaldoli ha perso la tenerezza dell’azzurro degli ultimi giorni assolati. Ora è un cielo grigioperla. E’ il cielo di novembre, il cielo dei morti. Le strade, anche attorno allo stadio, sono strade di fiori bianchi. Sono i giorni della memoria, del rimpianto, dei ricordi struggenti.
Al San Paolo si gioca una partita di calcio che un tempo era il derby del sole e oggi è un malinconico riflesso di una tragedia. Verso la curva del dolore, attorno al posto vuoto di Ciro Esposito, la curva B del San Paolo, la più appassionata e giovanile, verrà srotolato uno striscione: “Vincere l’odio con l’amore”.
E’ il messaggio di Antonella Leardi a un mondo che vive troppo di soprusi, arroganze, furbizie, scontri, violenza, spranghe, coltelli e pistole. E’ il messaggio di una madre cui il calcio delle sopraffazioni e degli agguati ha ucciso il figlio, un giovane uomo di trent’anni, il volto ancora da ragazzo, i capelli chiari e un sorriso schietto.
Il calcio senza vera fede calcistica, senza passione genuina, senza fede in niente, il calcio organizzato per far male, il calcio delle bande e dei falsi guerrieri, con i simboli di guerre crudeli e armati di false ideologie, ha ucciso Ciro Esposito, il figlio di Antonella, il tifoso azzurro il cui posto è ormai vuoto per sempre in curva B.
La tragedia di maggio a Tor di Quinto di Roma, protagonista un ultrà romanista, vittima il ragazzo napoletano di Scampia, ucciso a colpi di pistola, dopo che incidenti e disordini negli ultimi 14 anni avevano cancellato sfregiandolo di continuo il gemellaggio fra due tifoserie ardenti, ha reso pesante e pericoloso l’incrocio calcistico fra Napoli e Roma.
Perciò sulla partitissima di oggi c’è un cielo senza colore, anonimo, lontano, mentre un servizio d’ordine di mille uomini farà da cornice di guerra alla gara perché siano scongiurati provocazioni, assalti, vendette. Un match blindatissimo con l’esclusione totale dei tifosi romanisti la cui assenza “per legge” non rende del tutto tranquilli. Si avverte una palpabile tensione nel timore che una sortita a sorpresa, una reazione sbagliata, un commando di violenti possano ancora insanguinare una partita di calcio.
In campo sarà grande la responsabilità di tutti gli attori della partita perché lo sport venga almeno onorato sul rettangolo di gioco come pretende, cioè con un confronto leale, corretto, nel rispetto delle regole e dell’avversario.
Non c’è altro modo, da una porta all’altra, per guardare senza vergogna quel posto vuoto in curva B. Non servono gesti spettacolari. Basta la sensibilità dei giocatori, di una squadra e dell’altra, di essere gli interpreti di una sfida onesta, aperta, senza trucchi, combattuta ma non violenta, senza acredine, mai astiosa.
Il Napoli e la Roma siano capaci di quel gioco che anche per Ciro Esposito era il gioco più bello del mondo nel suo trasporto per le maglie azzurre e nell’innocenza del suo tifo senza sopraffazioni. E, allora, anche il cielo di novembre si colorerà, questo pomeriggio, sopra il San Paolo.

Fonte: Corriere dello Sport

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