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Questo Napoli non si ferma mai

In questo mese la squadra ha giocato tante partite tra settembre e ottobre

Sempre meglio che lavorare: e però, in quel girovagare su e giù per l’Europa, tra decolli e atterraggi, allenamenti e partite, lo stress fisico e quello della prestazione, pure questa è una fatica che va considerata nell’analisi a tutto campo d’una serata particolare. Lo diceva Mazzarri, lo confermava Galliani e quando poi l’ha ribadito la Juventus, martedì sera, il terzo indizio s’è immediatamente ritrovato tra le mani la prova (disarmante) di Eindhoven, ennesima testimonianza ch’è difficile andarsene a zonzo per l’Europa e resistere ad oltranza.

ATTENZIONE FATALE – Le gambe seguono le indicazioni del cervello ma può succedere di perderesi tra le nuvole, di avvertire un calo di tensione, di ritrovarsi in corto circuito: perché, lo direbbe stavolta Catalano, pure loro sono uomini e non robot e in quel saliscendi, si rischai di perdere la bussola e di non riuscire più a ritrovarsi. L’ultimo Napoli, quello che s’è concesso al tour de force anche attraverso il turn over e però comunque con la partecipazione collettiva, domenica sera chiuderà il proprio “primo” mandato internazionale con sette gare in ventuno giorni (come la Juventus e il Milan, l’Inter e la Lazio e l’Udinese) e che rischiasse di “scoppiare” – dentro – poteva pure rientrare tra le previsioni.
TIC TOC – L’orologio biologico va in crisi soprattutto durante le (cosiddette) soste, un’illusione pia, quasi una beffa, perché poi più di mezza squadra fa le valigie e una decina del Napoli deve arrivare in Sud America, subire i fusi orari, cambiare i metodi di allenamento, avvertire il peso delle partite e (soprattutto) quello d’un faticoso ed affannoso rientro. Ma pure starsene qua non è agevolissimo non concedendo il calendario alcuna possibilità di (serio) recupero, caricando i muscoli di acido lattico e generando una (inevitabile) eclissi.
TROTTOLE – La pausa non permette d’ordinare le idee, ne che meno di ritemprare il fisico, e dal 16 settembre al 7 ottobre, dunque dal Parma all’Udinese, c’è un caos di date e di gare che si accavallano, spostamenti che pregiudicano la completa preparazione e rientri notturni che tolgono il sonno. La settimana-tipo più recente, quella che è a portata di memoria, è la sintesi d’uno scadenzario che poi andrà riattraversato tra un po’ – quando all’orizzonte ci saranno le trasferte in Ucraina e in Svezia – e che centrifuga pure le emozioni: e dal frullatore, sabato scorso a Genova, domenica in campo con la Samp e poi il rientro; le “normali” sedute e poi le straordinarie “ripartenze” verso l’Olanda, un’altra ora e mezza e novanta minuti di pullman prima di mettersi in aereo, atterrare all’alba, provare qualche schema e infine tentar di recuperare, restano le umanissime difficoltà di essere se stessi, a prescindere dalle rotazioni e dagli aggiustamenti, dagli avvicendamenti e dalle motivazioni.
REPLAY – La storia si ripeterà, ciclicamente: domani ci si ferma per modo di dire, perché c’è tanto Napoli che dovrà rispondere presente alla Patria; poi, quando si ricomincerà: la Juventus al sabato, il giovedì in casa della Dnipro; a seguire il Chievo di domenica sera e poi infrasettimanale a Bergamo, il Torino a Fuorigrotta e pure un blitz (?) a Stoccolma, nuovi giri e nuovissime corse (ovviamente) all’impazzata. Perché vada come vada, show must go on…
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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