Il sigillo di Goran Pandev in una serata in cui Mazzarri giustamente sperimenta e i francesi del Bordeaux, più avanti di condizione, mettono qualche brivido freddo nel caldo umido del San Paolo: ma solo qualche piccolo brivido in avvio, assiema a una discreta tenuta del campo nei primi 45′. Il gol che sblocca la gara è tutto costruito dall’attaccante macedone e il modo in cui se lo crea aiuta a capire il perché, quando Mazzarri si è seduto per la prima volta al tavolo con il presidente De Laurentiis e c’era da decidere la costruzione del futuro, il riscatto e l’acquisto dell’uomo arrivato in prestito dall’Inter un anno fa, rappresentarono per il tecnico toscano la pietra miliare su cui costruire il 3-5-1-1 del Napoli che decideva di rinunciare a Lavezzi. Partendo dalla metà campo Goran ha cercato e trovato la sponda di Dossena che ha preso metri mentre lui, il macedone, si portava a leve lunghe verso il centro dell’area, pronto a ricevere (da Vargas), dopo lo scarico di Dossena sul cileno, e a far partire la ciabattata che ha tramortito Carrasso. Un gol voluto e costruito in cinquanta metri di campo, che dà il senso della capacità di interpretare il ruolo di punta animato sempre dal senso di squadra. Pandev sta trovando progressivamente una forma e una maturità che possono diventare una ricchezza di questo Napoli: segna e inventa per gli altri, Dzemaili e Vargas, che però hanno meno fortuna e mancano il gol.
PARTENZA FRANCESE – Mazzarri riporta tra i titolari De Sanctis e Maggio, ma in difesa parte senza Paolo Cannavaro e Britos (al loro posto Fernandez e Aronica), a centrocampo fa riposare Hamsik e mette Behrami e Dzemaili a fare gli alfieri di Gargano (con il primo più sacrificato in compiti di copertura). L’avvio è di marca Bordeaux e si ripropone subito una situazione da calcio d’angolo con Diabate abile ad anticipare tutti costringendo De Sanctis all’intervento. Ricordate Mazzari dopo la vittoria sul Bayer e il gol dei tedeschi costruito proprio da calcio d’angolo e percussione centrale? Aveva detto di voler capire se si trattasse di un caso o del campanello di allarme rispetto ad un difetto che nella scorsa stagione ha creato più di qualche problema al Napoli. Ecco, forse qualcosa da fare in questo ambito ci sarà.
IL REBUS VARGAS – Lo stesso Pandev in avvio fatica a trovare le misure, prima di accendersi di luce propria. Vargas si conferma purtroppo fuori contesto e questa comincia a diventare un problema: non trova la posizione nel 3-5-1-1 che Mazzarri vorrebbe e che invece sembra un 3-5-2 con il cileno largo, spesso confinato sulla linea del fallo laterale, spento anche nelle giocate. Sicuramente una soluzione andrà trovata perché in questo momento il giocatore è scivolato all’ultimo posto nelle gerarchie dell’attacco di Mazzarri. Questo diventa il momento della verità per Vargas: o darlo in prestito a giocare perché l’investimento va tutelato e il giocatore vero non può essere e non è sicuramente questo, o lavorarci per rivitalizzarlo facendogli capire quale deve essere il suo ruolo. Ultima considerazione: il passaggio di sponda che Pandev tramuta in gol a fine primo tempo non può cambiare il senso del discorso e il colore di una prova, quella di Edu, che resta sbiadita.
HAMSIK VUOL DIRE QUALITA’ – Il Napoli, come era successo già con il Bayer, nella ripresa trova misure, determinazione e gol. Trova anche Hamsik, che come entra innesca la giocata in verticale (roba del suo repertorio) e Maggio, che quelle giocate le conosce, si infila battendo per la seconda volta Carrasso. Un altro Marek non c’è, questa è la verità: e un giocatore così, quando ce l’hai, è sempre in grado di cambiare il volto alla squadra. Tutto sommato un’altra prova in cui trovare spunti positivi nella marcia di avvicinamento verso Pechino. Una spedizione a cui ora si aggiunge alla lista Edinson Cavani: il suo Uruguay ieri sera è stato eliminato dall’Olimpiade, il Matador è di ritorno e il pezzetto di vacanze che mancano lo rinvierà a dopo la Supercoppa. Con Cavani e Pandev (e con Insigne pronto a subentrare) il Napoli che sfida la Juve in Cina è più sicuro dei suoi mezzi. Certo, sarà un Cavani triste per la sua nazionale. Ma la missione in Cina per la Supercoppa di Lega con il Napoli e quel trofeo da afferrare con entrambe le mani (proprio come la Coppa Italia, sempre contro la Juve) potrebbe essere l’unico modo per fargli ritornare il sorriso.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.