Un gol su azione nelle ultime cinque partite, quello di Di Natale contro la Spagna. Più la rete su calcio di punizione di Pirlo contro la Croazia. L’Italia ha il mal di gol e non riesce a guarire. Cesare Prandelli è convinto che per qualificarsi ai quarti domani a Poznan contro l’Irlanda basterà un solo gol, ma l’interrogativo è proprio questo: riusciranno gli azzurri a segnarlo quel gol?
Diciassette reti nelle nove gare di avvicinamento all’Europeo, compresa la scorpacciata, cinque gol, contro le Far Oer: questo per dire che il problema è vecchio. Colpa del gioco o dei giocatori? Un po’ tutt’e due, come sempre. Prandelli ha scelto di portare qui in Polonia punte «adatte al nostro modulo», quindi giocatori abili con la palla a terra, nessun armadio da area di rigore, solo attaccanti bravi tecnicamente. Il ct continua a difendere le sue scelte, ma i numeri gli danno torto. Balotelli, ad esempio, ha sprecato tutto il (grosso) credito ricevuto dallo staff della nazionale: il suo bottino con l’Italia, un gol, è fermo all’amichevole di sette mesi fa in casa della Polonia (ultima volta che gli azzurri hanno prodotto due reti: a segno anche Pazzini). Qui è partito due volte titolare e in entrambi i casi è stato sostituito, dopo non aver brillato. «Mario deve capire che le occasioni finiscono…», ha sentenziato ieri Claudio Marchisio. Come dire: sbrigati a far gol, altrimenti te ne vai in panchina. Ma per la partita di domani contro l’Irlanda è fuori causa.
Cassano, alla pari del Bad Boy, ha giocato due volte dall’inizio e due volte è finito prima degli altri sotto la doccia. Bottino: zero gol, ovviamente. Il barese dura poco: parte sparato ma la sua autonomia, dopo tutti quei mesi di inattività, è ridotta assai. In un’Italia così povera tecnicamente, però, la sua presenza è diventata quasi indispensabile, anche se il pezzo forte di Fantantonio non è mai stato il gol. E, probabilmente, Prandelli doveva tenerne conto.
Chi sa far gol è Di Natale (miglior cannoniere tra quelli che sono qui, con 11 reti), e non a caso è suo l’unico gol su azione dell’Europeo azzurro. Solo che, dice Prandelli, Totò non può fare il titolare perché l’Italia non è l’Udinese dove tutti giocano per lui. È una punta di scorta, insomma. Ma domani dovrebbe essere in campo dal primo minuto, per l’infortunio di Balo. Giovinco ha giocato due spezzoni di partita come Di Natale senza, però, lasciare identiche tracce. Poi c’è Borini che, sostiene ancora Prandelli, va bene solo per un certo tipo di gioco, esattamente quello che non pratica l’Italia. E, allora, perché è stato chiamato? E qui torniamo al discorso di partenza: possibile che non servisse un attaccante grande e grosso, uno in grado di fare le sponde o a sportellate con gli avversari? Uno da metter dentro a gara in corso, magari; uno di quelli che vanno fuori dagli schemi ma che lo schema se lo inventano da soli. Chi? Ce n’erano, ce n’erano. Solo che adesso stanno al mare davanti alla tv, non in ritiro con Cesare.
Curiosità: alle spalle di Di Natale nella classifica dei marcatori dell’Italia di Prandelli ci sono Pirlo e De Rossi, a quota 10 reti. E Daniele in due partite è stato spostato al centro della difesa. Tutto normale?
Fonte: Il Messaggero
La Redazione
M.V.
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