“Clamoroso” al Cibali e però a Pechino, al “Nido d’uccello”, fu egualmente rumoroso il post partita: Juventus-Napoli è il tormento da scacciare via, a colpi di vittorie, un tarlo che s’annida nei ricordi e che ogni tanto riemerge tra le pieghe d’una stagione avviata con quell’ombra cinese che offusca.
E’ un’ora e mezza di brividi che riemergono, imperiosamente, nei cattivi pensieri d’una squadra che ha memoria d’elefante e che con Pandev («bisogna vendicare quella serata») s’è sbilanciata non più tardi di dieci giorni fa: le cicatrici restano impressa ovunque e le lascia una triade che diviene protagonista e manda in tilt il sistema nervoso del Napoli, spingendolo persino ad evitare la premiazione.
Però, prima, gli accadimenti di quella finale di Supercoppa che fa da overture (si scoprirà poi quasi un avviso ai naviganti) ad una stagione evidentemente segnata dalle polemiche concedono la patente di protagonisti a Stefani, a Mazzoleni e Rizzoli, rispettivamente assistente di linea, arbitro e giudice di porta d’una nottata che passa faticosamente.
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