Marienplatz, il cuore di Monaco di Baviera. Mercoledì 19 aprile 1989, ore 11, sta per cominciare lo spettacolo dell’orologio animato, in programma quattro volte al dì. La giornata ha il sapore e la temperatura della primavera inoltrata.
Il vento nell’antica piazza è soltanto quello dello sventolìo dei bandieroni azzurri, molti hanno al centro il capoccione di Diego. Quelli della curva B, dove regna un ragazzo della Sanità che non ha voluto fare l’orologiaio è si è inventato di sana pianta il mestiere di capopopolo da stadio, sono rappresentati in numero che va sempre più crescendo con il passare dei minuti. L’appuntamento è proprio qui e vi arriveranno cantando di felicità, per niente ammosciati dalla stanchezza per una giornata e mezza di pullman.
Come qualche migliaio di napoletani che erano in piazza già due ore prima e sono arrivati in treno, di prima mattina, molti attesi alla stazione da amici e parenti arrivati da tutta la Germania, dall’Austria, dall’Olanda, dalla Svezia.
Sulla strada infiorata per Marienplatz da tanti balconi sventolano il tricolore e ad agitare il nostro amato simbolo non devono essere soltanto gli italiani qui residenti, segno che Monaco ha accolto i napoletani con allegria.
«Qui non hanno mai esposto quei cartelli odiosi “Non si affitta a meridionali”; da qui, per riconoscenza, pataccari e magliari hanno cercato sempre di stare alla larga», dice un ex (magliaro) che ha sposato la figlia di un borgomastro di una cittadina vicino Stoccarda e fa il venditore di auto di lusso.
Davanti a un bar, proprio di lato alla maestosa costruzione medievale dello spettacolo dell’ora ballata e suonata, un capannello di sciarpe e bandiere quasi nasconde il capo storico dei bagarini. È un napoletano distinto, sempre vestito alla moda, che sta passando le “prenotazioni” ai quattro della sua squadra. Per la consegna dei preziosi tagliandi i clienti dovranno pazientare un po’ ma chi si è prenotato può stare tranquillo, sono in arrivo. Il “capo” è persona conosciuta proprio perché è di parola.
Esauriti da almeno tre giorni i 77.573 biglietti disponibili per l’Olympiastadion, – dei 3000 toccati al Napoli, mistero per i 400 rimasti invenduti! – ma il “capo” aspetta lo stock che ha già comprato, la consegna è imminente e avverrà.
Poco più in là c’è Sergio, appena arrivato in aereo e sventola una copia del “Mattino” comprata a Capodichino: «Ed ora l’Euronapoli», titola profeticamente il nostro giornale.
«Nel pomeriggio, in tempo per la partita, arriverà l’ultimo charter. Lo abbiamo combinato per miracolo ieri notte, non basterà a contenere tutti quelli che si erano prenotati all’ultimo minuto.. Purtroppo non c’erano più aerei disponibili da noleggiare, Napoli ha fatto registrare il tutto esaurito alle compagnie che gestiscono questi voli», dice, un po’ contento e un po’ rammaricato per le percentuali perdute.
All’improvviso nella piazza si fa largo il “messicano” a suon di piatti. Lui, ancora in servizio, con tutto l’armamentario di cornetti appesi all’immenso sombrero che gli fa ombra sotto quella specie di palandrana bianca che gli arriva a coprire le scarpe e lo fa sudare in modo pazzesco. Qualcuno dà un’occhiata ai giornali esposti dall’edicola, “Bunte”, settimanale popolare, ha Maradona in copertina e, all’interno (ci diranno) ne racconta i vizi. Chi se ne infischia? Peppone, Pietro, Franco, Donatella, Laura, Carmine, Alfonso (e chi racconta questa storia, incapace di vincere la nostalgia) hanno prenotato in un ristorante magiaro alle spalle di Marienplatz, dove hanno saputo si possono gustare imperdibili polpettine speziate e un tokay prelibato.
Ma c’è tutto il tempo per cercare di passeggiare nella piazza azzurra per un giorno e incrociarvi amici e conoscenti: quanti saremo stasera allo stadio? Cinquemila, seimila? Stime sbagliate, constateremo a sera perché quando Antonio Careca, nella ripresa, esaltando le magie di don Diego segnerà due gol bloccando il Bayern già guidato, come ora, da Jupp Heynches, e spianando alla squadra la strada per la finale della Coppa Uefa, dopo aver fatto centro già nelle partite precedenti, assisteremo a un tripudio impensabile protagonisti almeno diecimila cuori azzurri.
C’è sempre una prima volta e quella di mercoledì 19 aprile 1989 può anche entrare nella storia del calcio di Napoli come la notte della prima migrazione di massa di tifosi partenopei in terra straniera, benché davvero amica e accogliente. Lode a un primato.
La Redazione
A.S.
Fonte: Il Matino
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