Finì così: «Palla al centro per Muller, ferma Scirea, Bergomi, Gentile, evviva è finita! Campioni del mondo, Campioni del mondo, Campioni del mondo», Nando Martellini, mitico telecronista Rai diede il via libera. L’Italia esplose di gioia. Da Nord a Sud, 11 luglio 1982, 30 anni fa, la vittoria sulla Germania – allora ancora Ovest – per 3-1 ci laureava campioni del mondo per la terza volta. Stadio Santiago Bernabeu, Madrid. Ma, in campo, alcuni minuti prima, era finta con Alessandro Altobelli che infilava la terza stoccata dell’Italia nella porta difesa dal tedesco Schumacher ed in tribuna era finita con il volto amico del Presidente partigiano Sandro Pertini che sorrideva in piedi davanti al re Juan Carlos: «Non ci prendono più, non ci prendono più».
Mercoledì saranno trent’anni da quel batticuore. Da quel capolavoro di calcio firmato dal ct Enzo Bearzot, il «vecio», il friulano che seppe indovinarne tante e far esplodere Paolo Rossi – capocannoniere del torneo – e gli altri moschettieri. Negli occhi dei tifosi il trionfo con l’altro friulano Dino Zoff in divisa grigia e fascia da capitano che sollevava la coppa. L’urlo spaccacuore di Marco Tardelli che aveva segnato il raddoppio.
Sì, quel Mundial è nei cuori. Era un’Italia che combatteva con la fine del terrorismo, che si affacciava agli anni ’80 e si appassionò via via a un cammino della nostra Nazionale che fu impervio nel Mondiale. L’ambiente del calcio – due anni prima – era stato investito dalla prima bufera del calcio scommesse che vide – tra gli altri – il coinvolgimento di Paolo Rossi. Ma Bearzot sapeva parlare a quel gruppo, sapeva dirigerlo. La sua Italia, superate le qualificazioni a Vigo con tre pareggi con Polonia, Perù e Camerun, per la sola differenza gol, eliminò prima l’Argentina di Maradona e Passarella con la famosa maglietta strappata di Diego nel duello contro Gentile, poi il Brasile superstar di Zico, Falcao, Socrates, e poi mise a sedere la Polonia di Boniek (che non giocò in semifinale) e infine la Germania di Rummenigge e Breitner.
Un altro calcio, certo. Senza replica virtuale. Con l’Italia i silenzio stampa dopo le tante polemiche. Ma proprio Tardelli recentemente ha ricordato: «Non ci ha aiutato il silenzio stampa, ci siamo aiutati da soli». Zoff fu scelto come portavoce. L’Italia ingranò la quarta. Indimenticabile il successo sul Brasile con la tripletta di Pablito Rossi, ai verdeoro bastava il pari, lo raggiunsero due volte e persero 3-2. «Solo una grandissima squadra poteva reagire così alla mazzata del loro doppio pareggio», ha detto Tardelli. Poi la Polonia per la semifinale e ancora doppietta di Rossi.
Italia in finale contro i tedeschi. 11 luglio 1982. Bearzot chiamato ad un altro miracolo. Antonioni è infortunato. Graziani si fa male ed esce. Cabrini sbaglia un rigore nel primo tempo. Niente nubi sugli azzurri, però. Il disegno tattico di Bearzot è perfetto. Ed è sempre Pablito Rossi che la mette dentro all’11’ della ripresa. Al 23’ la fiondata di Tardelli dalla distanza: 2-0, la rete più rivista del calcio italiano, la corsa con l’urlo liberatorio. E al 36’ Altobelli piazza il terzo. Paul Breitner al 38’ segna per i tedeschi. È fatta. E l’ultimo colpo di teatro è dell’arbitro brasiliano Coelho che afferra la palla e la solleva.
Comincia il trionfo. La gente è nelle strade. Gli Azzurri ritornano. Tra le immagini che resteranno per sempre la partita a scopone, sull’aereo presidenziale. Il Presidente Pertini e Zoff contro Bearzot e Causio, che poi vinceranno. La Coppa era sistemata accanto a loro. L’Italia li aspettava. Emozionata.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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