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Quel saltello che allontana Zuniga dalla Juve

E chi ci capisce è bravo: perché in quell’interrogativo che si staglia in lontananza (?), è impossibile infilarci la testa dentro. Accada quel che accada, sarà un tormentone: che comincia a Dimaro, prosegue a Fuorigrotta e si alimenterà di libere interpretazioni, di indispensabili sussurri e di qualche grida che comunque ci scapperà. Clamoroso al san Paolo, il teatro di ciò che poteva sembrarvi assurdo e invece non lo è più, la sintesi d’una rivoluzione che si compie in un istante – un flash, un lampo di (lucida?) follia – e che riscrive il mercato nel suo piccolo. Il tiro mancino, pure fisicamente, viene sferrato all’82esimo di Napoli-Galatasary, amichevole ormai trasformatasi in una bicchierata di camomilla in compagnia e nella quale Camilo Zuniga piomba con la dolcezza d’un ballerino che decide di danzare proprio su un tavolo di porcellana o nel bel mezzo d’una cristalleria.
CHI NON SALTA – Le ombre che si sono allungate restano minacciose e nelle orecchie d’un colombiano (che sembra abbia già la valigia pronta dietro le porte di Castelvolturno) i fischi diventano un tormento insopportabile, un’offesa alla sua integrità o alla professionalità mai discutibile: il dissenso popolare è unanime e alla sfilata all’americana l’assordante san Paolo agisce sulla psicologia di un uomo terribilmente solo con se stesso. E’ un pubblico ludibrio, un inaccettabile insulto, è un detonatore intestino che aziona un meccanismo incontrollabile con l’ennesima provocazione racchiusa in quel «chi non salta juventino è….». Non l’aveva fatto sul palco di Dimaro, e però lì erano in cinquecento a stimolarlo: ma quando è l’equivalente d’una piccola città di provincia a urlarti di tutto, le energie riposte scatenano la controffensiva e demoliscono quel contratto annunciato con la Juventus.
LO STRAPPO – L’ispirazione è sul finire d’una notte divenuta un incubo, con l’ostilità percepita ad ogni tocco. Poi, la metamorfosi e il san Paolo diviene (incredibile eppur vero) di Zuniga, che s’inventa uno slalom, evita il portiere, segna e coglie stavolta un boato misto all’incredulità. Lui alza le mani, coglie gli abbracci dei compagni, rientra verso la metà campo con il capo chino e ascolta e riflette. E’ un coro martellante, è uno stadio che lo mette – a modo suo – alla prova di fedeltà – è l’ennesima «coltellata» all’orgoglio personale, all’amor proprio di Camilo Zuniga che dinnanzi all’ennesimo « chi non salta juventino è» sceglie il gesto clamoroso con il quale – di fatto – si preclude il passaggio (almeno quello immediato) al fianco di Madame. Salta e salta e salta ancora, un palo che va a conficcarsi nel mercato, che disintegra le informazioni collettive (accordo sulla parola già preso per l’anno prossimo, due milioni per un quadriennale) e fa una scelta (momentanea?) di vita.
IL REBUS – La rete che lo trattiene è quella del san Paolo che apprezza e incalza, venendone ripagato e forse – anzi quasi certamente – c’è del suo anche in quel «no» prolungato del Napoli a sedersi con la Vecchia Signora per discutere dell’esterno. Per ora, chi salta, è un futuro in bianconero…

Fonte: Corriere dello Sport

La Redazione

G.D.S.

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