Dopo la Bosnia il Kosovo. Due conflitti sanguinosi nel cuore dell’Europa degli anni ’90 alla dissoluzione della Jugoslavia. La guerra del Kosovo fu un conflitto armato riguardante il controllo della provincia autonoma del Kosovo ambita dalla Serbia di Milosevic ma i cui abitanti erano in maggioranza albanesi.
Nel marzo 1989 l’autonomia della provincia fu revocata su pressione di Belgrado. Dal 1989 al 1995 la maggioranza della popolazione d’etnia albanese del Kosovo mise in atto una resistenza non violenta sotto la guida del partito LDK e del suo leader Ibrahim Rugova.
Tra il 1996 e il 1999 furono i separatisti albanesi dell’UÇK a ribellarsi. Poi la repressione sempre più dura della polizia e di forze paramilitari ispirate da estremisti serbi. Nel 1999 ci fu l’intervento della NATO contro la Serbia. Da Aviano e altre basi NATO italiane presero il volo i caccia bombardieri: la guerra si tenne su livello eminentemente aereo.
L’esercito serbo sotto attacco NATO aumentò la pressione sui kosovari che scapparono verso Macedonia e Albania. L’altra grande tragedia. L’esodo bibblico. I rifugiati furono 800.000. La capitolazione del governo serbo portò al via della missione ONU KFOR. Le forze paramilitari serbe uccisero oltre 13.000 civili kosovari i caduti tra i combattenti albanesi si aggirano intorno a 3.000-6.000, mentre tra i serbi le stime variano da 2.300 a 3.000 uccisi in guerra. I rifugiati albanesi poi ritornarono ma cominciò un nuovo esodo, quello serbo.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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