Insulti, razzismo, cori anti-napoletani nello stadio dell’odio. Ormai è una persecuzione. Ma qui è il cuore di tutto. Quegli spiriti di cui abbonda la curva Sud bianconera, intitolata per controsenso a Scirea, hanno ancora una volta dato il peggio di sé. Gli scrivani federali, che il capo della Procura Figc Stefano Palazzi ha indottrinato a lungo in queste settimane, non avranno potuto non sentire.
E se tra i loro appunti non ci sono, eccolo scandito l’orologio della vergogna. Ore 19,20, poi 19,35. E ancora 19,55. E infine alle 20,04 pochi istanti prima della comparsa in campo della madrina della Juve, l’ex miss Italia Cristina Chiabotto. Eccolo l’armamentario della vergogna, ecco «il festival di Sanremo» della curva della Juve: «Lavali con il fuoco, oh Vesuvio lavali con il fuoco». E ancora: «Oh colerosi, terremotati». Uno dietro l’altro. È vero: non sono hit e non sono neppure così originali. Quest’anno non c’è stadio d’Italia che non si diverta a farlo, a saltellare contro Napoli e i napoletani. Ieri a Torino il peggio. Cantavano gli ultrà bianconeri e tutti gli altri saltellavano. Non hanno avuto paura di nulla: della diffida che incombe sulla stadio e che rischia di far chiudere la curva. Sono le 20,15 e la partita sugli spalti quelli della Juve l’hanno già persa. Gli ispettori della Figc scrivono, scrivono, scrivono. Non è dura la vita dello 007 ai tempi della discriminazione territoriale. Ieri era in campo la prima task force ufficiale: in quattro, giusto perché la variante alla norma prevede che il coro venga davvero udito in ogni parte del campo. Ore 20,18: il Napoli entra in campo per la sgambatura. E dopo l’inno di osanna al Vesuvio, ecco la variante: «Benvenuti in Italia». L’ad Marotta sente i cori dallo spogliatoio. È preoccupato. «Vorrei che i nostri tifosi facessero il tifo solo per noi. È autolesionismo». A forza di assolvere e spiegare e non dare pubblicità, lo stadio della Juve campione d’Italia è precipitato in un vortice di volgarità, maleducazione e orribile becerume. E nonostante gli annunci dello speaker, gli ultrà continuano nei loro odiosi ritmi. Lo stadio è pieno. Nessuno si dissocia. Il nulla. Sta per iniziare la partita, i tifosi della Juve danno il meglio di sè: la coreografia è emozionante. Sarebbe bello se fosse solo questo. Invece, fischio d’inizio: tutto il mondo collegato con Torino. E rieccoli: «Lavali con il fuoco». Gli ispettori federali hanno già riempito qualche foglio di appunti. E altri ne riempiranno, perché quelli della curva alternano cori che incitano all’odio in continuazione.
Per salvare la curva bianconera dalla (lunga) chiusura questa volta il giudice sportivo dovrà usare una buona dose di fantasia. Offese per i tifosi, per i napoletani. Che già devono sopportare il gol in fuorigioco evidentissimo di Llorente, come è apparso subito chiaro a tutti, eccetto guardalinee e arbitro. Arbitro che è anche l’unico a non sentire i cori razzisti, visto che non ha interrotto il match. Ma anche i tifosi del Napoli si sono resi protagonisti di una pagina nera: devastati i bagni del settore ospiti e i pezzi di tubatura sono stati lanciati verso steward e tifosi juventini. In quattro hanno dovuto ricorrere alle cure mediche in ospedale.
Fonte: Il Mattino
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