Di napoletani e campani che sono arrivati ad indossare la maglia del Napoli ce ne sono a decine. C’è chi come Fabio Cannavaro, dopo una breve parentesi, ha cambiato casacca arrivando a vincere un mondiale, un pallone d’oro, due europei e titoli nazionali (in Italia come in Spagna); o chi come Ciro Ferrara, che ha vinto sette scudetti di cui due con il Napoli e oggi è ct dell’Under 21; o ancora Bruscolotti, protagonista del primo scudetto della storia del Napoli che vanta ancora il primato delle presenze in A con la maglia azzurra (387); o Antonio Juliano, napoletano di San Giovanni a Teduccio, approdato in nazionale nel ‘66; Montefusco, Improta, Taglialatela e tanti altri ancora.
Anche nell’era De Laurentiis non sono mancati i campani che hanno contribuito alla risalita dalla C1. Il primo fu Gianluca Grava che era in B a Catanzaro e che rinunciò a tre stipendi arretrati. Poi toccò a Gennaro Iezzo e a Paolo Cannavaro che scesero di categoria pur di indossare la maglia azzurra (il portiere dalla A con il Cagliari alla C1; il difensore, richiesto in A dopo lo svincolo con il Parma, alla B). De Laurentiis avrebbe voluto allestire nel tempo un Napoli con tanti napoletani. Poi sono stati diversi rifiuti (Di Natale, Criscito ed altri) e certe esperienze negative (Quagliarella) a spingere il presidente a cambiare idea. Ora De Laurentiis sembra voglia allevare in casa i napoletani di talento.
La Redazione
A.S.
Fonte: Corriere dello Sport
