Il portale ufficiale della Federazione calcistica mondiale ricorda anch’esso il 25esimo anniversario dello scudetto del Napoli con un articolo che Iamnaples offre, in traduzione integrale, ai suoi lettori:
Pochi furono sorpresi quando il Napoli ha stravolto il record dei trasferimenti nel 1984. Ma non molti erano convinti che l’arrivo di Diego Maradona lo avrebbe portato a rompere, finalmente l’egemonia dei club del nord Italia e a portare lo scudetto nella prima Città del Sud per la primissima volta. Effettivamente i Partenopei avevano sborsato in precedenza cifre considerevoli per assicurarsi Hasse Jeppson nel 1952 e Beppe Savoldi 23 anni dopo e nessuno dei due trasferimenti li aveva portati ad avvicinarsi neppure alla sfida per il titolo. Inoltre avevano terminato la stagione ad un punto dalla zona calda.
Intanto dei progressi erano stati indubbiamente fatti con un Napoli arrivato a metà classifica nella stagione d’esordio di Maradona in maglia azzurra, e poi con un piazzamento in terza posizione dietro alla Juventus, la cui incoronazione si traduceva in 79 titoli su 83 in Serie A (Roma e Lazio avevano vinto tre scudetti, mentre il Cagliari ne aveva capitalizzato uno solo).
Il Mago argentino dichiarò che lo scudetto 1986-87 sarebbe andato al Napoli. il resto d’Italia, intanto, aveva già sentito queste spavalderie in precedenza ma rimaneva convinto che la lotta per la gloria sarebbe rimasta confinata a tre: Juventus, Roma e Inter. I bianconeri di Torino annoveravano giocatori di classe come Gaetano Scirea, Antonio Cabrini, Michael Laudrup, Aldo Serena and Michel Platini; i giallorossi di Eriksson potevano vantare un centrocampo d’eccezione con Carlo Ancelotti, Giuseppe Giannini, Bruno Conti e Zibi Boniek; mentre i nerazzurri di Giovanni Trapattoni potevano contare su nomi come Walter Zenga, Daniel Passarella, Giuseppe Bergomi, Alessandro Altobelli e Karl-Heinz Rummenigge.
Ottavio Bianchi aveva un solo nome di spicco a sua disposizione ma il nome più importante tra le campagne acquisti della storia calcistica italiana – e Maradona era coadiuvato dal giovane difensore Ciro Ferrara e dai nuovi acquisti passati sotto silenzio, come Fernando De Napoli e l’attaccante Andrea Carnevale – ebbene il Napoli andò al penultimo round del campionato in pole position, a tre punti dalla Juve e a quattro dall’Inter al terzo posto. Una vittoria casalinga contro la Fiorentina, 25 anni fa, in questo stesso 10 maggio, e sarebbe arrivato il titolo di campioni d’Italia. Bastava poco per rischiare di sprofondare dall’Olimpo della storia nel baratro dell’agonia – il Napoli era di fronte ad un match duro nella giornata finale, mentre Juve e Inter giocavano entrambe in casa.
Oltre 65mila spettatori gremirono il S. Paolo, ma tutti subirono un inizio ansioso con un Napoli in lotta per trovare il giusto ritmo e con gli ospiti minacciosi. Tuttavia, prima della mezzora la folla potè esplodere con i suoi eroi quando questi trovarono il vantaggio in uno stile mozzafiato. Maradona iniziò l’azione con un tacco nella sua metà campo e quando il N. 10 ebbe nuovamente la palla, la passò a Carnevale che la prese magistralmente in consegna, sfuggì ad un avversario e la consegnò a Giordano. Quest’ultimo fece un altro tacco di prima (ebbene sì, ancora uno!) per permettere a Carevale di incunearsi nella difesa fiorentina e insaccare la palla.
La gioia di Napoli durò, purtroppo, poco, perchè Roberto Baggio con una deliziosa punizione segnò il primo dei suoi 205 gol in Serie A e ottenne il pari per la Fiorentina già nel primo tempo. Negli spogliatoi ad attendere Maradona & Co. buone notizie: l’Inter perdeva con l’Atalanta mentre la Juventus impattava a Verona.
“Il secondo tempo fu il più lungo in tutta la vita dei napoletani” spiegò Ciro Ferrara. “Fu una delle nostre peggiori prestazioni. Non riuscimmo ad entrare pienamente in partita e la Fiorentina ci causò dei problemi.”
A mano a mano che il Napoli resisteva con il passare dei minuti, i tifosi rimanevano incollati alla radio e diffusero due notizie: l’Inter aveva perso e la Juventus aveva pareggiato per 1-1. I partenopei dovevano solo passare indenni per altri due minuti più recupero.
“I minuti sembravano ore nel second tempo e addirittura giorni alla fine”, ricorda Ottavio Bianchi. Alla fine, però, alle 17.47 l’arbitro fischiò la fine e il S. Paolo esplose.
“È una sensazione indescrivibile!” – esclamò Maradona. “ Per me vale di più della Coppa del Mondo – ora sono figlio di Napoli!”
Fonte: Fifa.com
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La Redazione
Traduzione e adattamento a cura di Maria Villani
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