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Quando il team di Bianchi “affondò” il Pescara di Galeone 8-2

È tornato? Come sta? Bianchi lo manda in campo? Domenica 23 ottobre ’88, terza giornata di andata e la domanda-tormentone si fa strada per la prima volta. Poi si insinuerà in maniera quasi costante per due anni: lui ovviamente è Maradona. Alla prima giornata il Napoli ha steso l’Atalanta al San Paolo al 90’ con gol (irregolare) di Giacchetta, sette giorni dopo gli azzurri le hanno prese a Lecce orfani di Diego. «Ha bisogno di riposo, vedrete che al ritorno sarà irriconoscibile» le parole del suo manager di allora, Guillermo Coppola.
Quella domenica a Fuorigrotta c’è il Pescara. Maradona e il Napoli si sono ricongiunti da meno di 24 ore, l’argentino ha trascorso dieci giorni in una clinica di Merano specializzata in trattamenti dimagranti. Quello che sbuca dal sottopassaggio è un pibe irriconoscibile: tiratissimo in volto, quasi smagrito, una bella manciata di chili lasciata sulle Dolomiti. Lo stesso Maradona visto due anni prima in Messico: perfetto.
Ha saltato (ovviamente) il ritiro di Soccavo presentandosi direttamente al San Paolo, il tam-tam di notizie e indiscrezioni non era frenetico come oggi, Maradona gioca e lo si apprende solo all’annuncio delle formazioni. Il Pescara non si presenta come avversario duro, non lo sarà per niente, a fine stagione retrocederà in B. Fischio d’inizio del messinese Amendolia e il Napoli è in gol in meno di due minuti con sventola di Careca. Ancora un paio di minuti e 2-0 di Carnevale. Supportato da una condizione fisica straordinaria – fatto anomalo per un calciatore che salta allenamenti per dieci giorni ma non per Maradona – l’argentino sforna numeri a ripetizione, segna il terzo gol e regala due assist ad Alemao e Carnevale. Dopo nemmeno cinque minuti del secondo tempo, è 5-0 per il Napoli.
Il Pescara è travolto. Se fossero esistiti allora gli schemi delle squadre, le statistiche avrebbero riportato: Pescara 4-3-3. In panchina c’è Galeone che non fa una piega, peggio, nemmeno un ravvedimento tattico. Tra i tre di centrocampo, a Gasperini spetta il compito più arduo. Fermare, pardon limitare, Maradona. Sì, Gasperini, oggi allenatore del Palermo. Che segna l’1-6, su rigore. Palla al centro e in trenta secondi Maradona rimette Careca solo dinanzi a Zinetti. C’è tempo per un altro penalty trasformato da Edmar ma la chiusura spetta ovviamente al capitano azzurro: gol in acrobazia di Maradona, risultato finale 8-2. Al ritorno in Abruzzo brutto 0-0, partita noiosa che lascia un segno indelebile sul viso del pibe: Gasperini, ancora lui, reagisce a un tunnel di Diego con una gomitata che provoca ferita e punti di sutura.
Quell’8-2 resta la vittoria più clamorosa del Napoli in serie A: agli inizi degli anni ’60 stesso risultato ai danni della Pro Patria ma in B. Nonostante altre vittorie clamorose ottenute nella stagione ’88-’89 (su tutti il 4-1 al Milan e il 5-3 in casa della Juventus), il Napoli non riuscì a tenere il passo dell’Inter dei record. Scudetto alla squadra di Trapattoni e azzurri secondi.

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