TORINO – Non c’è stata traccia di Napoli sul campo dello Juventus Stadium, tranne che in una zona, quella occupata da Lorenzo Insigne. Se si esclude una mezza girata di Higuain (che aveva preso il tempo e lo spazio a Ogbonna) uscita di poco nel primo tempo, tutto quello che ha fatto il Napoli in attacco è stato del giovane Lorenzo. Sua la prima conclusione verso la porta della Juventus, dopo 21 minuti, un tiro non certo potente (parata facile di Buffon) ma utile per uscire, seppure momentaneamente, dall’inferno scatenato dalla Juventus in avvìo di partita. Suo il diagonale nel finale del primo tempo, alto di poco: Buffon avrebbe avuto qualche problema a metterci una pezza. E ancora sua la punizione dopo 7’ della ripresa su cui il capitano della Juventus e della Nazionale ha fatto la sua prima bella parata. La seconda è stata quella più difficile: Insigne è entrato in area sulla sinistra, Buffon ha controllato il primo palo ma era pronto ad allungarsi sul secondo perché era lì che aspettava la sventola di Insigne. Invece il piccolo napoletano ha piazzato la palla proprio sul palo più vicino e c’è voluta una prodezza di Buffon per non farlo segnare.
IL VUOTO INTORNO – Insigne ha giocato quasi da solo. E’ vero che non si è interessato troppo (nemmeno quanto e quando avrebbe dovuto) della fase difensiva, lasciando Armero in balìa di Isla e Vidal, ma solo lui ha fatto sentire alla Juve il peso e la forza del Napoli. Il più piccolo è stato il più grande e alla fine l’unico a salvarsi dal naufragio. Avrebbe avuto bisogno di una vera assistenza, se non di un gioco (che ieri non c’era), almeno di un giocatore che ne appoggiasse le iniziative. «Se entrava la palla di Insigne cambiava tutta la partita» , ha detto Benitez. Ma perché fosse ancora più pericoloso doveva essere proprio Benitez a garantirgli un aiuto che non è mai arrivato. Domani Lorenzo Insigne andrà a Coverciano e indosserà un azzurro più intenso, ma anche più leggero.., di quello del Napoli. Prandelli lo ha fatto debuttare in Nazionale e ora ha tutta l’intenzione di portarlo al Mondiale in Brasile. E’ uno dei giovani (gli altri sono Verratti, De Sciglio, stavolta assenti per infortunio, e Florenzi) che nella gestione prandelliana è cresciuto di più, non solo sul piano tecnico, ma anche su quello della personalità e persino della tenuta fisica. Nonostante un fisico non proprio da marcantonio, Insigne adesso regge gli scontri fisici senza subire soltanto, ma mettendoci anche un pizzico di furbizia. Nelle prossime due amichevoli della Nazionale contro la Germania e la Nigeria, avrà la possibilità di giocare, Prandelli vuole continuare a esaminarlo da vicino, facendogli aumentare l’esperienza internazionale.
LE PRODEZZE – In Champions ha già dimostrato di non essere un comprimario. L’ha fatto vedere contro il Borussia Dortmund, con la sua splendida punizione. E’ la conferma della crescita caratteriale di cui parlavamo prima. Insigne gioca in un attacco con Higuain e Callejon, con Pandev, Hamsik e Mertens, un attacco dove la qualità non manca. Eppure lui, unico italiano di questo sestetto, il più giovane, è il giocatore che in partite come quella di Torino dà qualcosa di più. Forse l’ha sentita più di altri, forse è andato oltre le sue stesse previsioni, di sicuro oltre il limite di una squadra ieri troppo… limitata. Insigne ha messo tutto quello che aveva sul campo e non si è arreso fino alla fine. Non è bastato, questo si è visto, ma da solo non poteva fare di più.
Fonte: Corriere dello Sport
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